sabato 13 dicembre 2008

continuo qui:

http://rumori.blog.com

giovedì 30 ottobre 2008

anelli

come alla partita di pallacanestro tutta la forza e l’attenzione

si addensa attorno a quei due anelli rossi

ci si dovrebbe concentrare in ogni momento

sulle cose più importanti

i giocatori erano sbalzati di qua e di là dallo slancio

gocce di sudore rinfrescavano il loro corpo

e le batterie non smettevano di suonare


tamás ha chiamato 17 volte la sua moglie

ha bevuto e si é messo a piangere

poi hanno preso dello spumante

abbiamo preso dello spumante

emozioni, festa

i bambini hanno danzato in tondo


poi alla luce di neon braccia scapole colli

maglie coi numeri

bionde sulla tribuna

occhi di volpe


per parlare di me – non lo so – ho giocato a freccette

e ho incontrato un’amica

mi invidia e parte per Parigi

sospetto che lei non sappia il perché

bon voyage ma amie

sabato 25 ottobre 2008

venerdí

Die Grenzen der Sprache sind die Grenzen der Welt.

come i bambini sono contenti per lo scivolo

cosí naturalmente succede tutto

le coincidenze dei treni

gente stanca

mi circonda il sogno

ho le mani calde e come tutti

guardo il mio cellulare

o fingo

timidi contatti di occhi tra i passeggeri

una chiamata a voce bassa - ciao, sì. anche tu?

va bene, ci sentiamo dopo. Anch’io. Stai bene, -

poi si torna nel silenzio felpato

nella musica nel giornale

mi nascondo tra le lettere

tra le voci

ascolto solo quello che non capiscoe

cosí determino il significato delle parole

i miei segreti sono negli spazi

nel silenzio del respiro

scrivo – scriviamo la realtà

esercizi di stile

la teoria wittgensteiniana sulla lingua – uno schiaffo alla semplicità

io non credo che l’uomo pensi in parole

se ho sete penso ad acqua

poi dici – ti dirigono gli istinti

il sangue e la carne

paure e desideri

la stanchezza

io volevo davvero solo tornare il piu presto possibile

stare tra le tue braccia

dormiamo

lunedì 13 ottobre 2008

lode a Eris

a M e anche a P

alla mia amica dà fastidio una donna

chiamiamola Eris

getta polvere negli occhi del suo amore

un capello sul toast

e lascia messaggi sul pc

per scherzo

per carestia

é miserabile

io mi arrabbio con lei

alla fine non posso telefonarle

per consigliarle qualche bravo psicologo

e la donna si tinge le palpebre

e passa per la strada

per la strada?? per la loro strada

si ferma sotto la portona

e lascia lí una mela

cara, non sei biancaneve

anche se sei hai capelli neri come l’ebano

labbre rosse come il sangue

e semmai fossi uomo

sarei innamorata di te – lo sai

sei meravigliosa

non si deve morderla

credo che non si debba morderla

dopo d’inverno

Tout revit, ma bien aimée !
Le ciel gris perd sa pâleur ;
Quand la terre est embaumée,
Le coeur de l'homme est meilleur.

ma l’inverno sta arrivando ancora

e il tramonto arriva sempre prima

il temporale ha portato via i petali dei fiori

la pioggia batte sulle tapparelle

dondolo nel letto

sto sdraiata

infine c’é buio

ascolto i vostri respiri mentre dormite

e quello che mi hanno tolto

la mancanza

mi chiude nel mio corpo

non posso condividere nulla

non posso evitare nulla

non posso dimenticare nulla

non posso perdonare nulla

non posso non immaginare nulla

non posso sognare, stanotte, nulla

non posso da un bel po’ dormire

per nulla

io ho aspettato tanto

sto aspettando

lo aspetto

...

adesso d’autunno sono gialle le foglie

e neri i corvi guardano le nuvole

non ho visto nè le rondini nè le cicogne quest’anno.

tutto resta.

ho perso di nuovo il mio bambino

doloroso e ingiusto

poi sono arrabbiata

2:1 per la morte e siamo ancora nella pausa

banchetto funebre al McDonald’s

il giorno dopo terminazione nella sala operatoria – non capisco

cosa ci sia da terminare

anestesiologo luci di neon e vestiti verdi

ho firmato un sacco di documenti come se fossi padrona dei fatti miei

ironico come la pasta al papavero dopo l’anestesia

o chiacchierare con il ragazzo della sala operatoria

- non mi ricordo davvero.

amore mio, finalmente mi hai portata a casa

ci siamo seduti sulla terazza a bere caffeina

a respirare e a parlare del futuro

guariró

ci ho indovinato una favola per non dover

considerare terminato il terminato

cosí si puó anche ridere

giovedì 11 settembre 2008

medicine

il treno va sotto di me
arrivo
lo aspetto
sporche sedie di finta pelle
qualcuno avrebbe potuto passare qui ore di travaglio
accanto a me una vecchietta in pantaloni e camicia a fiori
é andata a prendere delle erbe a Buda
non vuole mai più prendere medicine

ho un codice per identificarmi e dei numeri
sono nd4rsx nella lista
e devo prendere le medicine in ogni caso
devo fare ritirare i documenti scaduti
devo spaventarmi
devo telefonare
devo fare devo terminare
devo ricominciare

dal Mecsek a Pilis mi sono stancata molto
dammi un bacio fresco sulle palpebre
e accarezzami il volto

venerdì 29 agosto 2008

dormivo ancora

due comignoli c’erano sul tetto, e tra quelli la luna sorgeva
l’altro giorno il sole nello stesso colore
alone della luna alone del sole colonne nere camini
colonne del mondo
il mal di muscoli di Atlante
le sue gocce di sudore
e fuoco artificiale d’agosto
o stelle cadenti

come qualcuno spia dietro da una tenda
curioso e timido
e degli occhi grandi lo guardano
accusatori e tristi
basta chiudere le tende
che i raggi dell’alba non caccino il sogno dalle pieghe delle lenzuola
e non aspirino la polvere nell’aria
per ballare

dappertutto

quelle borse di odore pulito
con tutte le speranze iniziali
come il filo della cera appena accesa
schiuma profumata sulla birra

siamo disciplinati e ascoltiamo attenti il vecchio
sorseggia vino da un bicchiere fragile
e cosí rinasce in silenzio la vita
si prepara in segreto

e il caldo dura ancora
hai ragione – si puó amare dappertutto
nel temporale
poi gocce calde di pioggia abbracciano il sudore
per la strada e sulla sabbia
in camere climatizzate
sul balcone e sotto un canestro
e in mezzo agli altri, sul divano e sui divani
ti amo anche sul tavolo nella cucina
dal mio cibo troppo cotto non riesci nemmeno a muoverti
accanto alla sacra bibbia e sotto la foto di famiglia
a pechino gli sportivi non danno il meglio
- dicono.

noi invece vivamo felici
la notte della luna rossa
e dei fuochi artificiali

le vostre rinunce

non diventeró neanche una statua
ho ancora i muscoli duri
anche l’aria si é fermata nel giardino
la lancetta si muove pigra sull’orologio
tic-tac
respiro, nell’aria ballano i colori
e l’erba tocca appena le ali degli insetti
le accarezza
anche il tempo bacia cosí pigro le ferite
abbiamo fatto colazione
pane e marmellata con fettine di formaggio
mi sono chiusa in me per odori e sapori dolci

lunedì 11 agosto 2008

da alef

il sole mi accarezza la schiena
alla fine c’é domenica mattina
dopo il caffé
ci si sveglia e si guarisce
sul filo del ragno puoi arrivare alle nuvole
bianchi animali uomini e farfalle
scopate rubate
foto matrimoniali, Bibbia
da alef a tau come nella kabala
gaurdano perché piangere – guardiamo perché ridere

da gioia da goduria da complicitá
da alef a tau

con la linea

traccia una linea tra due ospedali
alla sua metà geometrica c’é la felicitá forse
é' consentito vivere

domenica 20 luglio 2008

il mio specchio

passi nel tumulto di una cittá grande
il sole scrive la mia ombra sulla strada
e uno sconosciuto vi aderisce

sui monti l'erba accarezza il cielo
salgo
vedi ora sono piú vicina agli angeli

adesso sai, vengo da lí dove ti danno la birra in bicchieri sbocconcellati

ho uno specchio rosso
se lo apro
nel mio palmo c’é l’aria e una nuvola innocente
sorridi sei bellissima – scritto sul vetro
qui nascondo il profumo del tiglio
se occorre mi velo la faccia

c’é chi nasce
c’é chi ferma un momento insopportabile
io rinasco lí nel suo inferno

il paese del bugiardo e dell’infantile
é pieno di sassi e di sabbia
di materie noiose
stringe la mano debolmente
mi stupisce

sono partita in piedi per la casa da Szálka
ho passeggiato con gli stivali coi tacchi alti
avevo dei libri e ero leggera
ho dimenticato anche le lacrime
a patto che siano esistite
cadute mute nel fazzoletto di carta
gocce di sale sul fianco

io ti do il mio specchio
sia l’azzuro dei tuoi occhi il cielo
la nuvola la macchia del tuo iride
il punto nero dell’aereo la tua pupilla
e vedi

mercoledì 16 luglio 2008

esaurita

abbiamo acceso candele rosse
perché é triste se gli stoppini sono coperti di polvere
anche l’aria si é fermata sulla terazza
fervore statico
le ali delle zanzare ferri battuti
credo di essermi trasferita lí

e tra un po faró ordine
tra le scarpe e tra i libri
chiameró le mie amiche

Anita dipinge il muro
Gabi non risponde
neanche Melinda
Mareszka si é comprata tanti vestiti
é esaurita

mi sono tagliata i capelli perché ho dei dubbi
i gatti si lavano in questi casi
io mi metto solo i vestiti neri e tingo le labbra di scuro
drammatico per l’occasione
e ti osservo

infatti un bicchiere di birra non cambia apparentemente niente
Antigone ha seppellito il morto nonostante tutto
riposo e castigo
sollievo nel fango
scavare umano

la grappa deve essere bevuta con un sorso
deve, e se la danno in un bicchiere fargile
graffia
e tutto si trasforma
ho paura

invece andrei dappertutto
dalla fine del mondo su una collina
dove non c’é orrore e non c’é vuoto

non voglio pensieri
solo funzionalitá
potermi mettere comoda senza di farmi male alla nuca

se chiudi gli occhi escludi lo spazio
da dove ti guardano
dove i colori sono in disarmonia
dove gocciola il rubinetto

voglio sentirti sulla pelle
come nella vasca la schiuma
e le ali sopra mia testa

un uccello é caduto nel camino
l'ho lasciato fuggire

appena prima dell'alba

do un senso alle disfunzioni del mio telefono
concepiscilo come un pensiero veloce o come il nostro silenzio
porto la bambina al lago
l’innocenza forma parole
la notte mi ha chiamato Fede in preda all'euforia: hanno vinto al festival
fast-food birra e infine rilassamento
eravamo felici
mi sono svegliata sono uscita per prendere l’acqua e per fare pipí

poi saremo sulla terazza
il raggio di sole getta il caldo sulle piastrelle
sole-ombra ritmo gioco
i davanzali sono appesantiti dai fiori
nel colore del sangue della carne e della pelle
sogno

promessa

tira il vento sulla terazza al mattino
ho ordinato i fogli
quei biscotti ollandesi enormi sanno di sciroppo di zucchero
e a volte non lo so in che lingua devo chiedere
se tu mi comprendi.

Guido fino a Mecsek
Al mattino e dopo
Sono forte e leggera allo stesso tempo
invulnerabile

la sera vivono di nuovo le foglie del ricino
e le gocce-scheggie dei baci stridono nel nulla sull’asfalto
fiori lussureggianti sul mio vestito di notte

non conta cosa mi metto domani
il bianco degli occhi, azzuro dell’acciaio
il rosso delle labbra
alla fine prenderó il caffé – saró bella

domenica 22 giugno 2008

nirvana?

la schiuma si ferma nel lavandino
non ho fatto i piatti e abbiamo preso la macchina
dopo
ho preso medicine contro la cronica mancanza di affetto
euforia che si scioglie in acqua
dicono che si diffonda lentamente
con l’effetto del vaccino
sopportabile – peggio – meglio

ci sono boschi e fiori
dove cantano le fate sottovoce
creature semidivine
non si pettinano neanche loro
sono regali

la scrivania marrone sicura di sé in ufficio
mi manda via con un foglietto
da questo non perdiamo la fiducia
telefoniamo sereni
e l’altra mano disegna nell’aria
il futuro e alcune possibilitá
misurazioni sbagliate

la semisfera il fumo e la grondaia
e la robaccia sulla grondaia
mi fanno piacere
poi la scia nel cielo
l’aereo che vola in basso
quelli che guidano questi uccelli, questi coleotteri rumorosi, devono essere degli angeli

come se mi fissasse una puntina da disegno
a un determinato grado di longitudine e latitudine del globo
altrove portano pure i malati in ospedale
telefonano nei momenti inopportuni
e la luce puó mancare se c’é un fulmine

aspetto e posso scegliere come se tutto fosse ancora possibile
scrivo digito e mi preparo a questo e quello
obbedisco

soffio un bolle dalla membrana di sapone che rimbalza sul mio corpo

e alla fine c’é il nulla

domenica 1 giugno 2008

sabato pomeriggio

onde di caldo dell’ombrellone sull’asfalto

penso ancora a marzo

quando non si puó decidere se servono i guanti e il cappello

se pioverá o nevicherá

differita

ho ucciso un insetto e sono stata chiamata da un vecchio allievo

la connessione era cosí cattiva che non sentivo una parola

ho pianto anche se credevo di non esserne capace

ormai aspetto cosa succederá

e vorrei imparare anche un’altra lingua

quindi ho delle speranze

le lenti marroni decostruiscono i colori

e disegnano contorni alle erbe

ho decapitato i fiori

da cui diventa tutto unitario e logico

fino all’inaccessibilitá

sabato 31 maggio 2008

insomnia

i minuti passano lenti coi semi di ciliegia

tracce evaporanti sulle piastrelle calde

i segni della mano d’estate si vedono in giardino

perché la lavanda fiorisce

con la rugiada ridiamo ancora

ma quando i colori della sera colano sul prato

e il tramonto sulla mia fronte

qualcosa si siede e si addormenta

e il sogno grigio,

gatto pigro sulle tegole calde,

si posa lungo il mio corpo

mi rigiro sul letto

domenica 25 maggio 2008

in casa

ho dato aria alle lenzuola e ai miei incubi

li ho messi al sole

petali blu del cielo mi hanno coperto stanotte

ninna nanna sonnifero

e pelle d’oca

ho peccato con il cioccolato

perché é lussuria lasciarlo sciogliere e gocciolare cosí

lungo le labbra

sono diventata monotematica

ma me lo permetto perché non sento

non ho le orecchie parlami pure

e io parlo accanto a te

sto in equilibrio sulle pillole tra svenire e restare sveglia

il mio volto in un acquario

una pinna sopra le palpebre

sulla tavola una mela mezza mangiata e yoghurt

aspetta

casa

lunedì 19 maggio 2008

per Nora

i virus sono clave

volgono nostri corpi fragili in carta impermeabile

il dimenarsi impotente

dura ormai da una settimana

levitiamo in acqua

non sento più, le mie orecchie sono chiuse

i miei occhi sono rossi

e osservo solo il respirare

non succede altro

tosse e lacrime

mi chiedi di spegnere la luce

dormi cara

la mamma ti osserva e pensa

come mangeremo

cocomero fragola

uva se ti alzi

e cacciamo via il gatto

e guardiamo come cadono i petali dei tulipani

sotto il pesco

non sputare la medicina

guarda, anche la mamma la prende

contiamo le brecce nella barriera

sei una regina

sei una farfalla

sei un capitano

sei una bambola

sei un gatto

sei una principessa

e quella sera piena di coccole e birichinate

quando non ti fará piu male l’orecchio

mangeremo gelato dal naso al gomito

lunedì 5 maggio 2008

{le} ore

come in un cucchiaio che rispecchia il volto

le parole sussurrate mutano

il vecchio gobbo osserva l’infinito attraverso un buco

e ignora cosa é rimasto nella sua stanza

l’immagine del sogno morde un posto per sé nella realtá

e il peso strappa il sacco

la donna lo conserverebbe ma il contenitore é piatto

e come dall’ erba le gocce dell’alba

gocciola giù – lo guardo incantata

la mia disabilitá

le mani del tempo indifferente

i battiti dell’orologio

la parte esteriore del cucchiaio

il riflesso delle parole sussurrate

e il loro mutamento sordo

sono gettati sul cielo

sul blu

con i pesci inesistenti

con i pesci che non possono esistere

col loro gioco e con i loro rumori

chiedo se sia rimasto qualcosa da salvare

di quel liquido

della tinta azzurra

allora subito

prendilo

e nel creare

- nel tuo creare - conservalo

Per me e per le mie passioni vanitose, ti prego!

giovedì 24 aprile 2008

la stella vespertina

Per Voi

sopra le margherite e sotto le stelle

stavo al buio e il vento della primavera

é sempre leggero come d’estate

mi ha trovato ragazza e se non ho paura

mi prende dal cappotto e dai capelli

mi solleva, tu mi tocchi la spalla e chiedi

di scegliere una stella e io punto veloce

alla piu bella, guarda la stella vespertina

che é Afrodite stessa e Ofelia coi capelli confusi

come tra i ciuffi la guardava la bellezza immortale

pazzia e buio, come si buttava nell’acqua

la passione cava dal corpo il cuore

per scorrere poi nel sangue e nello stomaco

come il miele che con la tua voce, calore dolce

gocciola per la terra. io rettile salamandra

non esisto oppure sono al sole, gli occhi e il sangue

sono a volte fredda o bollente. perché lo vuoi subito...

sai cosa vuoi? tutto!

lunedì 21 aprile 2008

matrimonio

mi sono solo seduta lí

sulla terazza della pasticceria

a prendere un po' di sole

aria

e vapore di caffé


il portone della chiesa è aperto

dentro, al buio, una coppia traffica con gli anelli d’oro

abito bianco,

lo sposo color sabbia

fianchi dorati per il prete

espresso amaro


gabi ha pianto per la sua macchina

l’ha venduta

andiamo in banca

e al parco

dopo un sospiro si parla di questo e quello

perché a tutto e a tutti

danno un nome

o oppure glielo cambiano

a volte non so davvero chi sono io

o chi potrei essere

il sole sta per tramontare e giocano

le bolle che salgono nella birra

felicitá con le lacrime


gli invitati marciano verso il pranzo

il sassofonista rosso chiude gli occhi

mercoledì 16 aprile 2008

in viaggio

abbiamo dormito tra muri freddi

e tu non c’eri

ti cerco se é possibile

e tu lo aspetti

come la matita del compasso che corre attorno l’ago

irraggiungibilitá necessaria

quell’arco nero protegge dall’insicurezza deprimente dell’infinito

reciprocitá piacere

lasci segni sul mio cellulare

anche io sul tuo

seduta dietro nel pullman guardo il niente

e osservo il mio corpo

si deve anche bere e andare al bagno

immagino la musica

con il ritmo della moto

con il ritmo del mio grembo

che lo segue


ho tagliato la pelle

oppure sei stato tu

escono gocce scure

asciugale

bada a me

curami


ho chiesto troppo e non dovevo

le erbe accanto alla strada sono cresciute fino alle ginocchia

ti immagino lí

accanto a me mentre mi stiro


i tuoi pensieri

li porto con me in tasca

dappertutto

e sorrido se ho un minuto libero

e prendo il caffé con te

senape e nero

ogni volta che guardo i colori

scelgo sempre sempre quel giallo senape

calore di terra al sole

che si scioglie dopo il gelo

prendo il mio quaderno

e ci scrivo questo e quello

leggibile


in quella casa piccola

di stanze in fila

eravamo ancora felici

bevevamo caffé economico


i tuoi occhi sono belli

i miei occhi son stanchi

il tuo volto é bello

il mio volto ha le rughe

le tue mani sono belle

le mie mani sono secche


balsamo nero del vinile

mi sciolgo

margherita

i bambini camminano ormai

sotto i platani nel parco

giro

e penso come

sono scivolata dalle tue mani

erano umide

e a quello che puó restare per te

io ad una certa distanza

e alcune gocce di me


mi ami

non mi ami

mi ami

non mi ami

mi ami

non mi ami

mi ami


ho scomposto una margherita

e non volevo credere ai miei occhi

quanto é brutta cosí denudata

i petali sono ormai marroni

sulla tavola


vuoi un bacio?

martedì 15 aprile 2008

in occhi d'argento

mercurio invece dell’umore vitreo

per rispecchiare tuo viso

perché si lava si rattoppa si cuce

si nasconde e si copia il viso

forse per te sono solo l’amalgama

e vuoto come un vaso

che ha per ora una vernice rossa

ti vedo sfogliare i tuoi ricordi

sapessi quanto mi diverti

quando mi guardi cosí negli occhi

e io ridendo guardo te

ed è invano essere quella che sono; per te sempre mare negli occhi

perché credi di guardare quello

la donna sí l’uomo mai si sbaglia

ma trasogna il niente

e io ti guardo

ti commisero ti guardo.

lunedì 7 aprile 2008

dall'avvocato

rigiditá dei paralelli nella sala d’attesa dell’avvocato

la tavola ovale e la sedia con disegno d’oro

prepara l’ereditá compra-vendite e divorzio

affondante

i granelli di polvere scappano in punta di piedi

accanto al muro nell’angolo

il tramonto mi fa venire i brividi

nella sala d’attesa la fredezza é fervore sacro

aquasantiera vaporizzatore

uno matura e non ha paura

fa e pensa

il mio tacco fa scoppiare bolle di sogni falliti

una dopo l’altra

lavo la strada per cui passo

lascio pulizia

come le lumache il muco luminoso

chiarisco tutto

cenerentola

il letto era vuoto ero seduta alla tavola in cucina

un bicchiere di vino e luce di candela

per la rete del tempo cadono gli eventi casualmente

li sollevo da terra

cenerentola ha raccolto cosí le lenticchie, aiutata dagli ucelli

a destra il cibo a sinistra il resto

io voglio tutto

le lacrime in pasticceria e i fiori di ciliegio

star seduti davanti alla vetrina

il bambino capriccioso che batte i piedi

i complimenti e le parolacce

li categorizzo

e poi le cose da fare

accendere il fuoco, asciugare le lacrime della bambina

scrivere una lista delle cose da scrivere

e una per la spesa

fare le sopracciglia

cambiarsi andare guardare acquistare

parlare

fare condoglianze

scrivere sms

calpestiamo i petali di rosa nel tappeto in anticamera

metto le scarpe una accanto l’altra

in quattro calici

la luna piena disegna rami sul muro

i petali squillano con le membrane di gelo

messa luminosa di notte

il silenzio sta fermo sulla terazza

appoggiandosi alla colonna

del tetto di fronte

si guarda nel vetro della finestra

sento che in questo freddo splendore é permesso tutto

i ladri si nascondono accanto al fuoco per scaldarsi

le mie insicurezze balbettate si consolidano nei cristalli

so tutto

divido in quattro calici

come Ippocrate: haima cholé melancholé phlegma

divido fra voi

le parti del mio corpo

poi aspetto

domenica 23 marzo 2008

ti ......

ti voglio ti voglio molto
ti desidero
ti voglio bene ti accarezzo ti bacio
ti faccio il solletico ti faccio le fusa
ti mordo ti bevo ti mangio
ti ascolto ti parlo
ti amo ti odio
ti abbraccio ti sento dentro ti porto con me
ti ho nella mente ti caccio dalla mente ma tu ci torni subito
ti respiro ti lecco ti succhio
ti faccio bene ti faccio male
ti voglio compiacere ti amo ti necessito
ti rido ti sorrido ti saluto ti faccio la colazione
ti sposo ti lascio senza parole
ti tiro il cazzo ti dó la figa ti do me
ti chiedo tutto non chiedendo nulla

sabato 15 marzo 2008

addio

per Te
il vento mi accarezza piano i capelli
perché sei triste, chiede mia madre
ma io ho solo guardato come i petali
facevano l’amore tra le erbe al sole
la nebbia é salita
ti ho dato tutte le mie danze
mi sono stancata e non mi fa male niente
il tremore é passato
qui dentro c’é fuoco nel camino
mi coccola il mio silenzio
ho sistemato le spezie in cucina
il soffitto si sta asciugndo
profumo di pulizia
hai bevuto tutto dal mio bicchiere
ho bevuto tutto dal tuo bicchiere
ho baciato anche le ultime gocce
non ne voglio più
vai, ti aspettano

giovedì 13 marzo 2008

d'oro

gli stucchi si sono scritti sul mio volto al teatro
la barriera di rame rinfresca il mio mento
appoggiandomi guardo il miracolo laggiù
ero come un candeliere luminoso
la cera é gocciolata sulle calze
funziono
il direttore d’orchestra ha incantato l’ombretto sulle palpebre
splendo
funziono
nella fermata dell’autobus sono cresciuti dei tulipani
il gelato si scioglie lentamente nel caffé
marrone cremoso
il mio corpo risponde incoscientemente ai battiti
nel mantello di velluto della solitudine
passeggio tenace

i bambini nascono
i petali bianchi del pesco germogliano

venerdì 7 marzo 2008

divano

nell’aria svaniscono i suoni delle nostre fatiche
mi sono trasferita dal soggiorno
ho portato i miei sogni, alcuni giochi e le carte
ma perché una donna ha sei paia di stivali?
l’inverno é finito
abbiamo tagliato i rami di ribes
e io ho tagliato i capelli, dritti
oggi ho visto un assassino
sembrava drogato di medicine, come un cane legato
in un giubotto viola
muro azzuro rosso giallo
divano blu
divano marrone
il vecchio divano di Judit
al mio vecchio posto preferito
pensieri dolci-tristi di vino cotto
lí si sono coccolati alla penombra della tv
e ora ho fotografato per lui quella magra bionda
che fumava insicura una sigaretta dopo l’altra
la sabbia non scorre due volte nello stesso modo
al punto strozzato della clessidra
tu credi nella velocitá della luce e nella trappola del tempo
io invece nei paralelli dell’autostrada che si smarriscono all’orrizonte
e vivo lo spazio con i gesti e con le parole
non ho piu paura

martedì 26 febbraio 2008

sui miei numeri e sul bicchiere della grappa

hai messo sassi sul piatto, li ho mangiati
li hai mangiati anche tu
facciamo fatica a muoverci
io nonostante ciò metto i tacchi
mi tingo le labbra
le lacrime dietro il nero degli occhiali
sublimano
raggi laser del sole dopo l'esplosione
la polvere scende nei miei pori
tutto diventa aria alla fine
io sono io, lo sai
non un gran che
94 68 90 157 53 35
valore che scende
mio numero invece
3 6 2 0 8 2 4 5 6 11
cresce
cosí riequilibro me stessa
i tacchi dei miei stivali mandano segnali morse per l'asfalto
cosí passo - cosí respiro
cosí salto via da una macchina
cosí sbatto il piede per terra mentre mormoro "figlio di puttana"
e vado avanti, lascio dondolare i miei fianchi
non guardo chi si gira se passo
non riderai piu di me
uccideró il cucciolo
a volte non capisco piú nulla
ho solo cominciato a sentire la musica
ogni singola battuta entra e esce
sono diventata permeabile
respiro con i suoni e faró l’amore con i suoni
ti tradiró
per te le immagini, per me i ritmi salgono e escono per la spina dorsale
fino che la pressione non diventa insopportabile
non importa non importa
ma non sopporto piú il silenzio
fuggo il mio silenzio
voglio ballare
ballo in compagnia, da sola
ballo da bambini, ballo lascivo
ho ballato l'ultima notte al buio
credevo di non raccontartelo mai
ero nel soggiorno con il ventre nudo
vestita in nero e reggiseno
ero molto bella
non riderai piú di me
il bicchiere della grappa si é rotto
sistema pure i libri
io penseró a te
e alla libreria

giovedì 21 febbraio 2008

dal basso

non ci sono da nessuna parte

mi immergo nel nulla

né l'acqua né l'aria

mi accarezza tra i ciuffi

ho esiliato il fuoco e levito sopra la terra

non cado

non salto in alto né lontano

non c'é nessuno da guardare, in alto

perché lui si é impallidito da tempo

ora mi mostra la schiena

stará leggendo si perde tra le lettere

e non vede la piccola creatura umana - me

solo qualche malinconica melodia di un film

turba la tensione superficiale del mio silenzio

io come un sasso la osservo dallo sfondo

ho dormito come un quadrangolo

non posso riposarmi

festeggio

lunedì 18 febbraio 2008

volo

per Te
nell'aria sono tangibili gli impulsi tra me e te
sono piena di desiderio
ma ancora non faccio nulla
sono qui nuda
ti penso
ti sento
provo a essere l'aria a contatto con la tua pelle
l'aria che respiri
che senti sulle labbra
voglio accarezzarti come il vento
adesso muovo le mani
lecco le dita le passo per le labbra
fino che non sono lucide dall'umiditá
poi le faccio scendere per il collo
adesso immagino l'aria.. l'aria che bacia il tuo collo e mi porta il tuo profumo
poi faccio scivolare giu le dita
per i seni
sui capezzoli
li bagno e sono duri - immagino la tua lingua che li cerca e li trova poi li bacia
ansimo
e scendo con le mani
alzo le gambe e le appoggio sulla scrivania
con le cosce aperte
oggi mi va di fare tutto lento
gia sono anche quelle labbra, lucide di umiditá
ci infilo un dito e penso che mi stai scoprendo tu
poi lo tolgo e il fluido lo psalmo fuori
voglio bagnare tutta e sentire l'aria sopra come se fosse un tuo soffio
adesso é apertissima
vuole proprio mangiarti e berti
rendila sazia e lasciala baciarti e stringerti
lasciala pulsare attorno a te
muovo le mani
anzi le mie mani si muovono da sé
oggi ti immagino penetrarmi fino in fondo
e ancora di piu
prendo qualche oggetto e ti sogno
I MOMENTI DEL PIACERE
GIOIA
SORRISO
lecco
respiro mi gira la testa
adesso ti desidero piu di prima
se é possibile
tremo pulso sono tesa ho la pelle d'oca
vieni a prendermi!!
ricomincio
ho le gambe in alto... i muscoli tesissimi
tremo e ansimo
sei intensamente qui
é come partorire l'amore
estasi
pipí
mi sono fermata
riposo
tornata al penultimo momento prima di scoppiare
voglio viverti ancora
ti immagino diversamente:
parco viaggiare ridere carezze
giochi innocenti
- continuo
sembri di sorridermi anche tu
voglio vedere i tuoi occhi nel momento in cui godi
CHE GODURIA
TI VOGLIO TI VOGLIO TI VOGLIO TI VOGLIO
ANCORA
ANCORA
sei bellissimo
realtá inesistente
in questi momenti tu sei me

i tuoi passi

Era freddo e caldo
Lí e lá – sono venuta e andata
Non andava bene in nessun modo
I vetri delle finestre hanno fatto rumore al vento
Nevicava e il sole ha toccato le primule
Perché qui a volte gela
A volte gocciola tutto
tutto
anche io gocciolo
al buio
tu dormi o fai quattro passi nel frattempo
mi abbracceresti ma io non te lo lascio fare
ho creato quacosa di bellissimo
lo voglio con le unghia e con i denti

è molto tardi
sappi che ormai è troppo tardi

poi penso a Saffo e mi chiedo
perché sto a casa sabato notte
se potrei ballare con delle ragazze
e fare l’amore

voglio cosce e carezze
e vedere pelle liscia
scivolare su pelle liscia
come musica per la spina dorsale
e caccio via il pulsare
l’invito e il richiamo

osservo
strappo

sabato 16 febbraio 2008

in treno

lucidalabbra sorrisi abbracci
c’era vita nella cittá oggi
vivo
ti ho spiegato quello che hai chiesto e poi abbiamo detto
che la realtá infine é lo stesso
non conta affatto
muri bianchi e forme semplici
piacere
ho taciuto di qualcosa di importante
un’ora e sono a casa
rido, ridete
amo, amatemi
lascia i bambini giocare
con le manine
che ti accarezzino le rughe
il treno va nel buio
e sembra assurda
nel mezzo della pianura
la fermata Pilis
non so dove sono
all’alba sono uscita di casa
le cornacchie sugli alberi hanno scoperto il cielo
e sotto di loro passavo per il biglietto

sul bordo

le luci delle lampade cadono in camera
e sul muro scuro
disegnano una striscia d’oro
un gatto mi osserva
che gli venga un nodo alla gola! da un topo da una spina
dal cibo secco o da qualsiasi cosa
se ognuno ha problemi di stomaco
anche il mio fa male stasera
la camomilla é in acqua calda
la notte sogno un film
o ho paura

come se cercassi di rimanere in equilibrio con dei libri sulle spalle
tutti pieni di parole
te le volevo recitare
forse non importano
si posano
sul mio ventre sul mio fianco come il grasso
spazi probelmatici
sto seduta accanto a te in segreto mentre tu dormi al buio
apro i libri li sfoglio uno dopo l’altro
ti leggo i miei appunti con la punta del dito sul bordo
pallini colorati
ti faccio ridere
voglio bere coca cola

tutti comprano l’abbonamento nello stesso giorno
in fila dietro dell’uomo c’è una ragazza con cui si sono visti tempo fa
gli piace

venerdì 15 febbraio 2008

tra i denti

sono tesa sulla lancetta dell’orologio
sento nei muscoli ogni movimento
dei minuti
i denti e le ruote
mandano il tempo uniformemente nella carbonaia
dell’incoscio.
anche questo momento é divisibile
e i confini
sono frustate tra le uova
ho paura e non posso chiederti
di abbracciarmi

giovedì 7 febbraio 2008

per tabula rasa

la polvere entra da ogni lato
pulisco e mi decoloro di nuovo i cappelli
voglio pulizia e vedere chiaro
tabula rasa
utopia
i topi hanno masticato i gusci di noce
si sono mangiati dentro il nostro cervello
puzza
non esco
ho idrofobia e non metto la gonna da settimane
impallidisco
ho ballato e nessuno mi ha visto mi sono fatta male alla schiena
mi sono bagnata nella pioggia e non ho sentito quasi nulla dal capuccio
anche gli eschimesi saranno cosí chiusi
nella loro testa
mi basto
non ti voglio piú
il mio corpo resiste sul fuoco lento
sono diventata una crisalide
non toccarmi
mi preparo

lunedì 4 febbraio 2008

immagina

vino sotto la doccia in un mese freddo
quando l’acqua si é riscaldata

siamo entrate sotto la doccia
e
il calore corre sui nostri capelli per il nostro collo

e ci mescoliamo

ci unisce l’acqua

e il vapore ci copre con pudore

lei mi ferma

beviamo il vino e ci addormentiamo tenendoci le mani

(sept 19)

di nuovo

suoni e colori coprono la cupola del cielo
lo immagino cosí per non vedere tutto grigio quando sono gia cadute le foglie
mi piace la nebbia e il vento
e bagnarmi un po’
le foglie coprono il cielo nella pozza
rastrello solo quello che penso
perché tutto mi porta
nella stessa direzione

voglio che passi le tue dita tra i miei ciuffi
fino alla nuca
come se ci fossero aghi nelle punte delle dita
lasciami toccare il tuo fianco
fa male, se non posso
non rifiutarmi ti prego
leccami l’incavo delle ginocchia voglio sentire la tua bocca lí
e sulla schiena la tua mano sopra il mio sedere
e voglio sentire i tuoi denti giù per il ventre
lí dove pulso
e sempre di più non so se aprire o chiudere le cosce
sono da sola
(okt 23)

a una donna

oggi mi é caduto il silenzio e la notte sulle spalle
sono solo una fica che pulsa dal desiderio
e sogno di vivere

oggi vorrei solo sesso
sesso tenero di mille baci
niente ti-prendo-da-dietro-e-poi-dormo
ma carezze come quelle dei gatti
leccate

nei dettagli
voglio sensualità
come leccare lentamente il fianco una donna
dall’ascella alla coscia
non voglio niente di essenziale

mi arrabbio
accavallo le gambe
e non accetto che ci siano i miei liquidi
toccarla adesso sarebbe una ridicola vendetta.
Evviva l’orgoglio e la frustrazione

(júl 10)

azzuro viola verde

il freddo mi ha morso il collo
ho camminato sul fango gelato e le bottiglie si urtano nella mia borsa
era bello rincasare nel caldo

ho messo la crema sulla mano e improvvisi esplosioni e luci
questo é il fuoco artificiale – come l’anno scorso dalla finestra della cucina
anche ora ma questa volta non facciamo l’amore
e non mettiamo le carte una dopo l’altra

i fiocchi reti di cristallo pesano sul mio petto
mi chiudono in loro e io chiudo gli occhi
poi sogno che su ogni millimetro quadrato della mia pelle
mi penetri il tuo profumo
sai arrossisco a raccontarti quel sogno
perché come una ragazza
che non sa ancora precisamente cosa come e dove
cosí improbabilmente ci siamo amati
e tutto come una foto dei corpi
che si tendono uno verso l’altro e nel frattmepo in giro dentro dentro
per i percorsi dei nervi da su in alto le stelle dei fuochi artificiali brillavano in fila
il piacere era azzurro viola verde e rosa

della tua spallina

i tronchi erano coperti di lampadine
abbiamo inzuppato il bigné in caramello e bevuto vino cotto
al mercato dell’avvento
era rosso e denso – mi sono tagliate la dita con i cocci
nel mio sangue non ci sono ancora chiudi di garofano
ti ho dato le mie lettere
sguadri caldi come il corpo

il freddo é scappato sotto la mia gonna e mi ha fatto il solletico
abbiamo camminato in cittá velocissime
abbiamo sudato nel gelo
avevo la pupilla dilatata e ti ho cercata nel suo nero
lí si é addensato tutta la materia e poi tutto ció che ho ingoiato
vivono nella mia testa
ho raccontato l'inizio del mio amore
bastava il tempo di una sigaretta
e altre due per la mia vita

hai indossato quella sottoveste – un leggero niente
che non copre niente
e quanto eri bella - la tua pelle il pizzo viola e dorato e la spallina
renderai qualcuno felicissimo pensavo
per me é una sciarpa dismessa
perché quanto é difficile salire su per le scale a chiocciola
cara, ti invecchi fino che arrivi lí in alto
non stancarti
guarda le mie rughe


mercoledì 30 gennaio 2008

mia tazzina

ninna nanna

eravamo sdraiati li due tronchi in piazza

non guardarmi e non toccarmi
scivolo tra le tue mani

alla fine va bene sia
c’é quando si deve
ho succhiato anche la tua vita
ho ingoiato tuo cazzo con occhi chiusi
saliva dolce su di te dappertutto

dormi dormi dopo
dormi dormi dopo

lo prolungo e gioco tra i respiri
dolci pensieri ma io esisto ora solo attorno a te
ti odio
é perfetto come lo faccio lo sai e lo so
giocano mie mani mia bocca e mia lingua lungo il tuo cazzo
ti stringe la gola

dormi dormi dopo
dormi dormi dopo
non guardarmi non toccarmi
dormi solo

dieci minuti venti minuti l’eternitá
lo prolungo e ti prolungo
esplodi in gola e non sento il tuo sapore

godi e crolli
tu dormi
io respiro

sabato 26 gennaio 2008

pelle di pecora

Che sa la pecora del lupo che si é nascosto sotto la sua pelle?
Che sa la pelle di pecora del lupo?
Che sa la pecora dell’altra pecora nella sua pelle?
Che sa la pecora del lupo?
Che sa la pecora!!
Che sa la pecora della sua pelle?
Che sa la pecora del lupo nel pelo di pecora?
Che sa la pecora sul lupo sotto la sua pelle?
Che sa la pecora dell’omozigota?
Sa il lupo che é una pecora?
lupus in fabula lupus in pecora
lupus in cavallo di legno
Sa qualcosa il lupo?
Vede il lupo?
homo homini lupus

la pecora mangia erba

venerdì 25 gennaio 2008

per il palloncino

il vento ha spinto in giro il palloncino
non pensate a nulla di che - niente primo maggio
ha ballato blu sotto il nero del cielo
poi tra i cespugli
mia miseria ha strofinato il mio corpo al sangue
mi sono quasi messa a piangere

due suicedgirl facevano un groviglio su un sito
vestite in tatuaggi
gridavano
gatte tra i cuscini

ho bevuto troppo caffé
non voglio mescolare le sensazioni belle
con le ansie quotidiane

i rami stridono in vento
le foglie stanno per nascere
ancora sognano

da bere

Per Te

La nebbia é salita e i lampioni fanno un contrasto acuto
Piccoli stuzzicadenti al buio
Il freddo morde come vorrei
Che i tuoi dent ilascino una traccia sulla mia coscia
Non tingo le unghie ma la bocca
con rosso
dovrei fare questo e quello
ma io solo cammino chissá dove
ti porto in testa tu sei in me
mie labbra nei tuoi occhi sono una promessa
e immagino tanti quadri uno segua l’altro
tu in me
mentre faccio la fila per pagare una bottiglia di vino rosso
come se comprassi o vendessero il mio sangue
non lo misuro lo prendo
solo per versarlo nel resto e se vuoi
te ne dó anche
prendilo
bevimi

domenica 20 gennaio 2008

giglio

finalmente é primavera e andando a casa
il vento mi accarezza
i lillá non si aprono ancora
ci sgridiamo dai due lati del muro

e io mi trovo lí nel cappotto
in un ballo surreale
luci e pupille allargate
succhiano il calvo
all'angolo dopo le due
sono un giglio
mi posso divertire
vi potete divertire con me

quello che mi ci ha portato guarda da fuori
scivola ogni tanto in una scollatura
quella donna ha le natiche fuori come le tette
la cara é scopabile da dietro e davanti
andremmo se ci fosse qualcosa di piú
ma non c'é

mercoledì 16 gennaio 2008

sorriso

la nebbia é salita dalla finestra
il capotto mi separa dall'inverno
linea di confine
i miei stivali scivolano per strada
e con cautela

sassi nello stomaco
non digerisco
groppo in gola
non ingoio
mai qualcosa piu
cornacchie grasse scorazzano davanti al palazzo
spiano il portinaio

si deve riposare se é tempo
i sassi e il groppo sciolgono da sé
le cicatrici si scoloriscono
le ossa si saldano
le smagliature sono vie d'argento
va bene cosí

la marchesa in cappello manda
un corriere
e un messaggio loquace
al conte ferito
e lui sorride

perché sentono .... molto molto molto molto
il confine
tra l'illusione della realtá e tra la realtá dell'illusione
- dondolano

mi sdraio e divento pesante
ti sdrai e diventi pesante
ci riposiamo

sulla pelle

la tua presenza nella mia carne
sono chiodi di garofano nell'arancia

mercoledì 9 gennaio 2008

tazza

guardami che tremo
nascondo le mie labbra con il mio bicchiere
ti aspetto da tanto – ti aspetto a casa
é caduta la tazza
il latte é versato per terra

medaglia doppia dell’essere e del non-essere
come mi sciolgo in te
tra i due lati il ferro é una filastrocca

é caduta la tazza
il latte é versato per terra
la tazza per terra…

il cielo é una cupola scura stasera
sai mi gira la testa
e scappo sotto gli alberi
una rete nera e amorfa tra me e l’infinito
sono grata

per pioggia

oggi ho scritto come non facevo da tempo

guarisco con luce infrarossa

il freddo é corso per il mio corpo

é venuto e andato


mi portano via e mi si riformano gli occhi

che cadono

guardano e scompaiono di nuovo nella sabbia

sapere della periodicitá e della continuitá

ci rende piu felici o solo piu saggi?


la neve sulla mia pelle come se mi torturassero con molette

basta d’inverno

siamo scivolate sulla pancia dopo il pranzo

con la slitta


voglio sole e bucaneve

pioggia e vento di primavera

voglio piangere

voglio che le mie lacrime si sciolgano

pregate con me