sabato 13 dicembre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
anelli
come alla partita di pallacanestro tutta la forza e l’attenzione
si addensa attorno a quei due anelli rossi
ci si dovrebbe concentrare in ogni momento
sulle cose più importanti
i giocatori erano sbalzati di qua e di là dallo slancio
gocce di sudore rinfrescavano il loro corpo
e le batterie non smettevano di suonare
tamás ha chiamato 17 volte la sua moglie
ha bevuto e si é messo a piangere
poi hanno preso dello spumante
abbiamo preso dello spumante
emozioni, festa
i bambini hanno danzato in tondo
poi alla luce di neon braccia scapole colli
maglie coi numeri
bionde sulla tribuna
occhi di volpe
per parlare di me – non lo so – ho giocato a freccette
e ho incontrato un’amica
mi invidia e parte per Parigi
sospetto che lei non sappia il perché
bon voyage ma amie
sabato 25 ottobre 2008
venerdí
Die Grenzen der Sprache sind die Grenzen der Welt.
come i bambini sono contenti per lo scivolo
cosí naturalmente succede tutto
le coincidenze dei treni
gente stanca
mi circonda il sogno
ho le mani calde e come tutti
guardo il mio cellulare
o fingo
timidi contatti di occhi tra i passeggeri
una chiamata a voce bassa - ciao, sì. anche tu?
va bene, ci sentiamo dopo. Anch’io. Stai bene, -
poi si torna nel silenzio felpato
nella musica nel giornale
mi nascondo tra le lettere
tra le voci
ascolto solo quello che non capiscoe
cosí determino il significato delle parole
i miei segreti sono negli spazi
nel silenzio del respiro
scrivo – scriviamo la realtà
esercizi di stile
la teoria wittgensteiniana sulla lingua – uno schiaffo alla semplicità
io non credo che l’uomo pensi in parole
se ho sete penso ad acqua
poi dici – ti dirigono gli istinti
il sangue e la carne
paure e desideri
la stanchezza
io volevo davvero solo tornare il piu presto possibile
stare tra le tue braccia
dormiamo
lunedì 13 ottobre 2008
lode a Eris
a M e anche a P
alla mia amica dà fastidio una donna
chiamiamola Eris
getta polvere negli occhi del suo amore
un capello sul toast
e lascia messaggi sul pc
per scherzo
per carestia
é miserabile
io mi arrabbio con lei
alla fine non posso telefonarle
per consigliarle qualche bravo psicologo
e la donna si tinge le palpebre
e passa per la strada
per la strada?? per la loro strada
si ferma sotto la portona
e lascia lí una mela
cara, non sei biancaneve
anche se sei hai capelli neri come l’ebano
labbre rosse come il sangue
e semmai fossi uomo
sarei innamorata di te – lo sai
sei meravigliosa
non si deve morderla
credo che non si debba morderla
dopo d’inverno
Tout revit, ma bien aimée !
Le ciel gris perd sa pâleur ;
Quand la terre est embaumée,
Le coeur de l'homme est meilleur.
ma l’inverno sta arrivando ancora
e il tramonto arriva sempre prima
il temporale ha portato via i petali dei fiori
la pioggia batte sulle tapparelle
dondolo nel letto
sto sdraiata
infine c’é buio
ascolto i vostri respiri mentre dormite
e quello che mi hanno tolto
la mancanza
mi chiude nel mio corpo
non posso condividere nulla
non posso evitare nulla
non posso dimenticare nulla
non posso perdonare nulla
non posso non immaginare nulla
non posso sognare, stanotte, nulla
non posso da un bel po’ dormire
per nulla
io ho aspettato tanto
sto aspettando
lo aspetto
...
adesso d’autunno sono gialle le foglie
e neri i corvi guardano le nuvole
non ho visto nè le rondini nè le cicogne quest’anno.
tutto resta.
ho perso di nuovo il mio bambino
doloroso e ingiusto
poi sono arrabbiata
2:1 per la morte e siamo ancora nella pausa
banchetto funebre al McDonald’s
il giorno dopo terminazione nella sala operatoria – non capisco
cosa ci sia da terminare
anestesiologo luci di neon e vestiti verdi
ho firmato un sacco di documenti come se fossi padrona dei fatti miei
ironico come la pasta al papavero dopo l’anestesia
o chiacchierare con il ragazzo della sala operatoria
- non mi ricordo davvero.
amore mio, finalmente mi hai portata a casa
ci siamo seduti sulla terazza a bere caffeina
a respirare e a parlare del futuro
guariró
ci ho indovinato una favola per non dover
considerare terminato il terminato
cosí si puó anche ridere
giovedì 11 settembre 2008
medicine
arrivo
lo aspetto
sporche sedie di finta pelle
qualcuno avrebbe potuto passare qui ore di travaglio
accanto a me una vecchietta in pantaloni e camicia a fiori
é andata a prendere delle erbe a Buda
non vuole mai più prendere medicine
ho un codice per identificarmi e dei numeri
sono nd4rsx nella lista
e devo prendere le medicine in ogni caso
devo fare ritirare i documenti scaduti
devo spaventarmi
devo telefonare
devo fare devo terminare
devo ricominciare
dal Mecsek a Pilis mi sono stancata molto
dammi un bacio fresco sulle palpebre
e accarezzami il volto
venerdì 29 agosto 2008
dormivo ancora
l’altro giorno il sole nello stesso colore
alone della luna alone del sole colonne nere camini
colonne del mondo
il mal di muscoli di Atlante
le sue gocce di sudore
e fuoco artificiale d’agosto
o stelle cadenti
come qualcuno spia dietro da una tenda
curioso e timido
e degli occhi grandi lo guardano
accusatori e tristi
basta chiudere le tende
che i raggi dell’alba non caccino il sogno dalle pieghe delle lenzuola
e non aspirino la polvere nell’aria
per ballare
dappertutto
con tutte le speranze iniziali
come il filo della cera appena accesa
schiuma profumata sulla birra
siamo disciplinati e ascoltiamo attenti il vecchio
sorseggia vino da un bicchiere fragile
e cosí rinasce in silenzio la vita
si prepara in segreto
e il caldo dura ancora
hai ragione – si puó amare dappertutto
nel temporale
poi gocce calde di pioggia abbracciano il sudore
per la strada e sulla sabbia
in camere climatizzate
sul balcone e sotto un canestro
e in mezzo agli altri, sul divano e sui divani
ti amo anche sul tavolo nella cucina
dal mio cibo troppo cotto non riesci nemmeno a muoverti
accanto alla sacra bibbia e sotto la foto di famiglia
a pechino gli sportivi non danno il meglio
- dicono.
noi invece vivamo felici
la notte della luna rossa
e dei fuochi artificiali
le vostre rinunce
ho ancora i muscoli duri
anche l’aria si é fermata nel giardino
la lancetta si muove pigra sull’orologio
tic-tac
respiro, nell’aria ballano i colori
e l’erba tocca appena le ali degli insetti
le accarezza
anche il tempo bacia cosí pigro le ferite
abbiamo fatto colazione
pane e marmellata con fettine di formaggio
mi sono chiusa in me per odori e sapori dolci
lunedì 11 agosto 2008
da alef
alla fine c’é domenica mattina
dopo il caffé
ci si sveglia e si guarisce
sul filo del ragno puoi arrivare alle nuvole
bianchi animali uomini e farfalle
scopate rubate
foto matrimoniali, Bibbia
da alef a tau come nella kabala
gaurdano perché piangere – guardiamo perché ridere
da gioia da goduria da complicitá
da alef a tau
con la linea
alla sua metà geometrica c’é la felicitá forse
é' consentito vivere
domenica 20 luglio 2008
il mio specchio
il sole scrive la mia ombra sulla strada
e uno sconosciuto vi aderisce
sui monti l'erba accarezza il cielo
salgo
vedi ora sono piú vicina agli angeli
adesso sai, vengo da lí dove ti danno la birra in bicchieri sbocconcellati
ho uno specchio rosso
se lo apro
nel mio palmo c’é l’aria e una nuvola innocente
sorridi sei bellissima – scritto sul vetro
qui nascondo il profumo del tiglio
se occorre mi velo la faccia
c’é chi nasce
c’é chi ferma un momento insopportabile
io rinasco lí nel suo inferno
il paese del bugiardo e dell’infantile
é pieno di sassi e di sabbia
di materie noiose
stringe la mano debolmente
mi stupisce
sono partita in piedi per la casa da Szálka
ho passeggiato con gli stivali coi tacchi alti
avevo dei libri e ero leggera
ho dimenticato anche le lacrime
a patto che siano esistite
cadute mute nel fazzoletto di carta
gocce di sale sul fianco
io ti do il mio specchio
sia l’azzuro dei tuoi occhi il cielo
la nuvola la macchia del tuo iride
il punto nero dell’aereo la tua pupilla
e vedi
mercoledì 16 luglio 2008
esaurita
perché é triste se gli stoppini sono coperti di polvere
anche l’aria si é fermata sulla terazza
fervore statico
le ali delle zanzare ferri battuti
credo di essermi trasferita lí
e tra un po faró ordine
tra le scarpe e tra i libri
chiameró le mie amiche
Anita dipinge il muro
Gabi non risponde
neanche Melinda
Mareszka si é comprata tanti vestiti
é esaurita
mi sono tagliata i capelli perché ho dei dubbi
i gatti si lavano in questi casi
io mi metto solo i vestiti neri e tingo le labbra di scuro
drammatico per l’occasione
e ti osservo
infatti un bicchiere di birra non cambia apparentemente niente
Antigone ha seppellito il morto nonostante tutto
riposo e castigo
sollievo nel fango
scavare umano
la grappa deve essere bevuta con un sorso
deve, e se la danno in un bicchiere fargile
graffia
e tutto si trasforma
ho paura
invece andrei dappertutto
dalla fine del mondo su una collina
dove non c’é orrore e non c’é vuoto
non voglio pensieri
solo funzionalitá
potermi mettere comoda senza di farmi male alla nuca
se chiudi gli occhi escludi lo spazio
da dove ti guardano
dove i colori sono in disarmonia
dove gocciola il rubinetto
voglio sentirti sulla pelle
come nella vasca la schiuma
e le ali sopra mia testa
un uccello é caduto nel camino
l'ho lasciato fuggire
appena prima dell'alba
concepiscilo come un pensiero veloce o come il nostro silenzio
porto la bambina al lago
l’innocenza forma parole
la notte mi ha chiamato Fede in preda all'euforia: hanno vinto al festival
fast-food birra e infine rilassamento
eravamo felici
mi sono svegliata sono uscita per prendere l’acqua e per fare pipí
poi saremo sulla terazza
il raggio di sole getta il caldo sulle piastrelle
sole-ombra ritmo gioco
i davanzali sono appesantiti dai fiori
nel colore del sangue della carne e della pelle
sogno
promessa
ho ordinato i fogli
quei biscotti ollandesi enormi sanno di sciroppo di zucchero
e a volte non lo so in che lingua devo chiedere
se tu mi comprendi.
Guido fino a Mecsek
Al mattino e dopo
Sono forte e leggera allo stesso tempo
invulnerabile
la sera vivono di nuovo le foglie del ricino
e le gocce-scheggie dei baci stridono nel nulla sull’asfalto
fiori lussureggianti sul mio vestito di notte
non conta cosa mi metto domani
il bianco degli occhi, azzuro dell’acciaio
il rosso delle labbra
alla fine prenderó il caffé – saró bella
domenica 22 giugno 2008
nirvana?
non ho fatto i piatti e abbiamo preso la macchina
dopo
ho preso medicine contro la cronica mancanza di affetto
euforia che si scioglie in acqua
dicono che si diffonda lentamente
con l’effetto del vaccino
sopportabile – peggio – meglio
ci sono boschi e fiori
dove cantano le fate sottovoce
creature semidivine
non si pettinano neanche loro
sono regali
la scrivania marrone sicura di sé in ufficio
mi manda via con un foglietto
da questo non perdiamo la fiducia
telefoniamo sereni
e l’altra mano disegna nell’aria
il futuro e alcune possibilitá
misurazioni sbagliate
la semisfera il fumo e la grondaia
e la robaccia sulla grondaia
mi fanno piacere
poi la scia nel cielo
l’aereo che vola in basso
quelli che guidano questi uccelli, questi coleotteri rumorosi, devono essere degli angeli
come se mi fissasse una puntina da disegno
a un determinato grado di longitudine e latitudine del globo
altrove portano pure i malati in ospedale
telefonano nei momenti inopportuni
e la luce puó mancare se c’é un fulmine
aspetto e posso scegliere come se tutto fosse ancora possibile
scrivo digito e mi preparo a questo e quello
obbedisco
soffio un bolle dalla membrana di sapone che rimbalza sul mio corpo
e alla fine c’é il nulla
domenica 1 giugno 2008
sabato pomeriggio
onde di caldo dell’ombrellone sull’asfalto
penso ancora a marzo
quando non si puó decidere se servono i guanti e il cappello
se pioverá o nevicherá
differita
ho ucciso un insetto e sono stata chiamata da un vecchio allievo
la connessione era cosí cattiva che non sentivo una parola
ho pianto anche se credevo di non esserne capace
ormai aspetto cosa succederá
e vorrei imparare anche un’altra lingua
quindi ho delle speranze
le lenti marroni decostruiscono i colori
e disegnano contorni alle erbe
ho decapitato i fiori
da cui diventa tutto unitario e logico
fino all’inaccessibilitá
sabato 31 maggio 2008
insomnia
i minuti passano lenti coi semi di ciliegia
tracce evaporanti sulle piastrelle calde
i segni della mano d’estate si vedono in giardino
perché la lavanda fiorisce
con la rugiada ridiamo ancora
ma quando i colori della sera colano sul prato
e il tramonto sulla mia fronte
qualcosa si siede e si addormenta
e il sogno grigio,
gatto pigro sulle tegole calde,
si posa lungo il mio corpo
mi rigiro sul letto
domenica 25 maggio 2008
in casa
ho dato aria alle lenzuola e ai miei incubi
li ho messi al sole
petali blu del cielo mi hanno coperto stanotte
ninna nanna sonnifero
e pelle d’oca
ho peccato con il cioccolato
perché é lussuria lasciarlo sciogliere e gocciolare cosí
lungo le labbra
sono diventata monotematica
ma me lo permetto perché non sento
non ho le orecchie parlami pure
e io parlo accanto a te
sto in equilibrio sulle pillole tra svenire e restare sveglia
il mio volto in un acquario
una pinna sopra le palpebre
sulla tavola una mela mezza mangiata e yoghurt
aspetta
casa
lunedì 19 maggio 2008
per Nora
i virus sono clave
volgono nostri corpi fragili in carta impermeabile
il dimenarsi impotente
dura ormai da una settimana
levitiamo in acqua
non sento più, le mie orecchie sono chiuse
i miei occhi sono rossi
e osservo solo il respirare
non succede altro
tosse e lacrime
mi chiedi di spegnere la luce
dormi cara
la mamma ti osserva e pensa
come mangeremo
cocomero fragola
uva se ti alzi
e cacciamo via il gatto
e guardiamo come cadono i petali dei tulipani
sotto il pesco
non sputare la medicina
guarda, anche la mamma la prende
contiamo le brecce nella barriera
sei una regina
sei una farfalla
sei un capitano
sei una bambola
sei un gatto
sei una principessa
e quella sera piena di coccole e birichinate
quando non ti fará piu male l’orecchio
mangeremo gelato dal naso al gomito
lunedì 5 maggio 2008
{le} ore
come in un cucchiaio che rispecchia il volto
le parole sussurrate mutano
il vecchio gobbo osserva l’infinito attraverso un buco
e ignora cosa é rimasto nella sua stanza
l’immagine del sogno morde un posto per sé nella realtá
e il peso strappa il sacco
la donna lo conserverebbe ma il contenitore é piatto
e come dall’ erba le gocce dell’alba
gocciola giù – lo guardo incantata
la mia disabilitá
le mani del tempo indifferente
i battiti dell’orologio
la parte esteriore del cucchiaio
il riflesso delle parole sussurrate
e il loro mutamento sordo
sono gettati sul cielo
sul blu
con i pesci inesistenti
con i pesci che non possono esistere
col loro gioco e con i loro rumori
chiedo se sia rimasto qualcosa da salvare
di quel liquido
della tinta azzurra
allora subito
prendilo
e nel creare
- nel tuo creare - conservalo
Per me e per le mie passioni vanitose, ti prego!
giovedì 24 aprile 2008
la stella vespertina
Per Voi
sopra le margherite e sotto le stelle
stavo al buio e il vento della primavera
é sempre leggero come d’estate
mi ha trovato ragazza e se non ho paura
mi prende dal cappotto e dai capelli
mi solleva, tu mi tocchi la spalla e chiedi
di scegliere una stella e io punto veloce
alla piu bella, guarda la stella vespertina
che é Afrodite stessa e Ofelia coi capelli confusi
come tra i ciuffi la guardava la bellezza immortale
pazzia e buio, come si buttava nell’acqua
la passione cava dal corpo il cuore
per scorrere poi nel sangue e nello stomaco
come il miele che con la tua voce, calore dolce
gocciola per la terra. io rettile salamandra
non esisto oppure sono al sole, gli occhi e il sangue
sono a volte fredda o bollente. perché lo vuoi subito...
sai cosa vuoi? tutto!
lunedì 21 aprile 2008
matrimonio
mi sono solo seduta lí
sulla terazza della pasticceria
a prendere un po' di sole
aria
e vapore di caffé
il portone della chiesa è aperto
dentro, al buio, una coppia traffica con gli anelli d’oro
abito bianco,
lo sposo color sabbia
fianchi dorati per il prete
espresso amaro
gabi ha pianto per la sua macchina
l’ha venduta
andiamo in banca
e al parco
dopo un sospiro si parla di questo e quello
perché a tutto e a tutti
danno un nome
o oppure glielo cambiano
a volte non so davvero chi sono io
o chi potrei essere
il sole sta per tramontare e giocano
le bolle che salgono nella birra
felicitá con le lacrime
gli invitati marciano verso il pranzo
il sassofonista rosso chiude gli occhi
mercoledì 16 aprile 2008
in viaggio
abbiamo dormito tra muri freddi
e tu non c’eri
ti cerco se é possibile
e tu lo aspetti
come la matita del compasso che corre attorno l’ago
irraggiungibilitá necessaria
quell’arco nero protegge dall’insicurezza deprimente dell’infinito
reciprocitá piacere
lasci segni sul mio cellulare
anche io sul tuo
seduta dietro nel pullman guardo il niente
e osservo il mio corpo
si deve anche bere e andare al bagno
immagino la musica
con il ritmo della moto
con il ritmo del mio grembo
che lo segue
ho tagliato la pelle
oppure sei stato tu
escono gocce scure
asciugale
bada a me
curami
ho chiesto troppo e non dovevo
le erbe accanto alla strada sono cresciute fino alle ginocchia
ti immagino lí
accanto a me mentre mi stiro
i tuoi pensieri
li porto con me in tasca
dappertutto
e sorrido se ho un minuto libero
e prendo il caffé con te
senape e nero
ogni volta che guardo i colori
scelgo sempre sempre quel giallo senape
calore di terra al sole
che si scioglie dopo il gelo
prendo il mio quaderno
e ci scrivo questo e quello
leggibile
in quella casa piccola
di stanze in fila
eravamo ancora felici
bevevamo caffé economico
i tuoi occhi sono belli
i miei occhi son stanchi
il tuo volto é bello
il mio volto ha le rughe
le tue mani sono belle
le mie mani sono secche
balsamo nero del vinile
mi sciolgo
margherita
i bambini camminano ormai
sotto i platani nel parco
giro
e penso come
sono scivolata dalle tue mani
erano umide
e a quello che puó restare per te
io ad una certa distanza
e alcune gocce di me
mi ami
non mi ami
mi ami
non mi ami
mi ami
non mi ami
mi ami
ho scomposto una margherita
e non volevo credere ai miei occhi
quanto é brutta cosí denudata
i petali sono ormai marroni
sulla tavola
vuoi un bacio?
martedì 15 aprile 2008
in occhi d'argento
mercurio invece dell’umore vitreo
per rispecchiare tuo viso
perché si lava si rattoppa si cuce
si nasconde e si copia il viso
forse per te sono solo l’amalgama
e vuoto come un vaso
che ha per ora una vernice rossa
ti vedo sfogliare i tuoi ricordi
sapessi quanto mi diverti
quando mi guardi cosí negli occhi
e io ridendo guardo te
ed è invano essere quella che sono; per te sempre mare negli occhi
perché credi di guardare quello
la donna sí l’uomo mai si sbaglia
ma trasogna il niente
e io ti guardo
ti commisero ti guardo.
lunedì 7 aprile 2008
dall'avvocato
rigiditá dei paralelli nella sala d’attesa dell’avvocato
la tavola ovale e la sedia con disegno d’oro
prepara l’ereditá compra-vendite e divorzio
affondante
i granelli di polvere scappano in punta di piedi
accanto al muro nell’angolo
il tramonto mi fa venire i brividi
nella sala d’attesa la fredezza é fervore sacro
aquasantiera vaporizzatore
uno matura e non ha paura
fa e pensa
il mio tacco fa scoppiare bolle di sogni falliti
una dopo l’altra
lavo la strada per cui passo
lascio pulizia
come le lumache il muco luminoso
chiarisco tutto
cenerentola
il letto era vuoto ero seduta alla tavola in cucina
un bicchiere di vino e luce di candela
per la rete del tempo cadono gli eventi casualmente
li sollevo da terra
cenerentola ha raccolto cosí le lenticchie, aiutata dagli ucelli
a destra il cibo a sinistra il resto
io voglio tutto
le lacrime in pasticceria e i fiori di ciliegio
star seduti davanti alla vetrina
il bambino capriccioso che batte i piedi
i complimenti e le parolacce
li categorizzo
e poi le cose da fare
accendere il fuoco, asciugare le lacrime della bambina
scrivere una lista delle cose da scrivere
e una per la spesa
fare le sopracciglia
cambiarsi andare guardare acquistare
parlare
fare condoglianze
scrivere sms
calpestiamo i petali di rosa nel tappeto in anticamera
metto le scarpe una accanto l’altra
in quattro calici
la luna piena disegna rami sul muro
i petali squillano con le membrane di gelo
messa luminosa di notte
il silenzio sta fermo sulla terazza
appoggiandosi alla colonna
del tetto di fronte
si guarda nel vetro della finestra
sento che in questo freddo splendore é permesso tutto
i ladri si nascondono accanto al fuoco per scaldarsi
le mie insicurezze balbettate si consolidano nei cristalli
so tutto
divido in quattro calici
come Ippocrate: haima cholé melancholé phlegma
divido fra voi
le parti del mio corpo
poi aspetto
domenica 23 marzo 2008
ti ......
ti voglio ti voglio molto
ti desidero
ti voglio bene ti accarezzo ti bacio
ti faccio il solletico ti faccio le fusa
ti mordo ti bevo ti mangio
ti ascolto ti parlo
ti amo ti odio
ti abbraccio ti sento dentro ti porto con me
ti ho nella mente ti caccio dalla mente ma tu ci torni subito
ti respiro ti lecco ti succhio
ti faccio bene ti faccio male
ti voglio compiacere ti amo ti necessito
ti rido ti sorrido ti saluto ti faccio la colazione
ti sposo ti lascio senza parole
ti tiro il cazzo ti dó la figa ti do me
ti chiedo tutto non chiedendo nulla
sabato 15 marzo 2008
addio
perché sei triste, chiede mia madre
ma io ho solo guardato come i petali
facevano l’amore tra le erbe al sole
la nebbia é salita
ti ho dato tutte le mie danze
mi sono stancata e non mi fa male niente
il tremore é passato
qui dentro c’é fuoco nel camino
mi coccola il mio silenzio
ho sistemato le spezie in cucina
il soffitto si sta asciugndo
profumo di pulizia
hai bevuto tutto dal mio bicchiere
ho bevuto tutto dal tuo bicchiere
ho baciato anche le ultime gocce
non ne voglio più
vai, ti aspettano
giovedì 13 marzo 2008
d'oro
gli stucchi si sono scritti sul mio volto al teatro
la barriera di rame rinfresca il mio mento
appoggiandomi guardo il miracolo laggiù
ero come un candeliere luminoso
la cera é gocciolata sulle calze
funziono
il direttore d’orchestra ha incantato l’ombretto sulle palpebre
splendo
funziono
nella fermata dell’autobus sono cresciuti dei tulipani
il gelato si scioglie lentamente nel caffé
marrone cremoso
il mio corpo risponde incoscientemente ai battiti
nel mantello di velluto della solitudine
passeggio tenace
i bambini nascono
i petali bianchi del pesco germogliano
venerdì 7 marzo 2008
divano
nell’aria svaniscono i suoni delle nostre fatiche
mi sono trasferita dal soggiorno
ho portato i miei sogni, alcuni giochi e le carte
ma perché una donna ha sei paia di stivali?
l’inverno é finito
abbiamo tagliato i rami di ribes
e io ho tagliato i capelli, dritti
oggi ho visto un assassino
sembrava drogato di medicine, come un cane legato
in un giubotto viola
muro azzuro rosso giallo
divano blu
divano marrone
il vecchio divano di Judit
al mio vecchio posto preferito
pensieri dolci-tristi di vino cotto
lí si sono coccolati alla penombra della tv
e ora ho fotografato per lui quella magra bionda
che fumava insicura una sigaretta dopo l’altra
la sabbia non scorre due volte nello stesso modo
al punto strozzato della clessidra
tu credi nella velocitá della luce e nella trappola del tempo
io invece nei paralelli dell’autostrada che si smarriscono all’orrizonte
e vivo lo spazio con i gesti e con le parole
non ho piu paura
martedì 26 febbraio 2008
sui miei numeri e sul bicchiere della grappa
hai messo sassi sul piatto, li ho mangiati
li hai mangiati anche tu
facciamo fatica a muoverci
io nonostante ciò metto i tacchi
mi tingo le labbra
le lacrime dietro il nero degli occhiali
sublimano
raggi laser del sole dopo l'esplosione
la polvere scende nei miei pori
tutto diventa aria alla fine
io sono io, lo sai
non un gran che
94 68 90 157 53 35
valore che scende
mio numero invece
3 6 2 0 8 2 4 5 6 11
cresce
cosí riequilibro me stessa
i tacchi dei miei stivali mandano segnali morse per l'asfalto
cosí passo - cosí respiro
cosí salto via da una macchina
cosí sbatto il piede per terra mentre mormoro "figlio di puttana"
e vado avanti, lascio dondolare i miei fianchi
non guardo chi si gira se passo
non riderai piu di me
uccideró il cucciolo
a volte non capisco piú nulla
ho solo cominciato a sentire la musica
ogni singola battuta entra e esce
sono diventata permeabile
respiro con i suoni e faró l’amore con i suoni
ti tradiró
per te le immagini, per me i ritmi salgono e escono per la spina dorsale
fino che la pressione non diventa insopportabile
non importa non importa
ma non sopporto piú il silenzio
fuggo il mio silenzio
voglio ballare
ballo in compagnia, da sola
ballo da bambini, ballo lascivo
ho ballato l'ultima notte al buio
credevo di non raccontartelo mai
ero nel soggiorno con il ventre nudo
vestita in nero e reggiseno
ero molto bella
non riderai piú di me
il bicchiere della grappa si é rotto
sistema pure i libri
io penseró a te
e alla libreria
giovedì 21 febbraio 2008
dal basso
non ci sono da nessuna parte
mi immergo nel nulla
né l'acqua né l'aria
mi accarezza tra i ciuffi
ho esiliato il fuoco e levito sopra la terra
non cado
non salto in alto né lontano
non c'é nessuno da guardare, in alto
perché lui si é impallidito da tempo
ora mi mostra la schiena
stará leggendo si perde tra le lettere
e non vede la piccola creatura umana - me
solo qualche malinconica melodia di un film
turba la tensione superficiale del mio silenzio
io come un sasso la osservo dallo sfondo
ho dormito come un quadrangolo
non posso riposarmi
festeggio
lunedì 18 febbraio 2008
volo
sono piena di desiderio
ma ancora non faccio nulla
sono qui nuda
ti penso
ti sento
provo a essere l'aria a contatto con la tua pelle
l'aria che respiri
che senti sulle labbra
voglio accarezzarti come il vento
adesso muovo le mani
lecco le dita le passo per le labbra
fino che non sono lucide dall'umiditá
poi le faccio scendere per il collo
adesso immagino l'aria.. l'aria che bacia il tuo collo e mi porta il tuo profumo
poi faccio scivolare giu le dita
per i seni
sui capezzoli
li bagno e sono duri - immagino la tua lingua che li cerca e li trova poi li bacia
ansimo
e scendo con le mani
alzo le gambe e le appoggio sulla scrivania
con le cosce aperte
oggi mi va di fare tutto lento
gia sono anche quelle labbra, lucide di umiditá
ci infilo un dito e penso che mi stai scoprendo tu
poi lo tolgo e il fluido lo psalmo fuori
voglio bagnare tutta e sentire l'aria sopra come se fosse un tuo soffio
adesso é apertissima
vuole proprio mangiarti e berti
rendila sazia e lasciala baciarti e stringerti
lasciala pulsare attorno a te
muovo le mani
anzi le mie mani si muovono da sé
oggi ti immagino penetrarmi fino in fondo
e ancora di piu
prendo qualche oggetto e ti sogno
I MOMENTI DEL PIACERE
GIOIA
SORRISO
lecco
respiro mi gira la testa
adesso ti desidero piu di prima
se é possibile
tremo pulso sono tesa ho la pelle d'oca
vieni a prendermi!!
ricomincio
ho le gambe in alto... i muscoli tesissimi
tremo e ansimo
sei intensamente qui
é come partorire l'amore
estasi
pipí
mi sono fermata
riposo
tornata al penultimo momento prima di scoppiare
voglio viverti ancora
ti immagino diversamente:
parco viaggiare ridere carezze
giochi innocenti
- continuo
sembri di sorridermi anche tu
voglio vedere i tuoi occhi nel momento in cui godi
CHE GODURIA
TI VOGLIO TI VOGLIO TI VOGLIO TI VOGLIO
ANCORA
ANCORA
sei bellissimo
realtá inesistente
in questi momenti tu sei me
i tuoi passi
Era freddo e caldo
Lí e lá – sono venuta e andata
Non andava bene in nessun modo
I vetri delle finestre hanno fatto rumore al vento
Nevicava e il sole ha toccato le primule
Perché qui a volte gela
A volte gocciola tutto
tutto
anche io gocciolo
al buio
tu dormi o fai quattro passi nel frattempo
mi abbracceresti ma io non te lo lascio fare
ho creato quacosa di bellissimo
lo voglio con le unghia e con i denti
sappi che ormai è troppo tardi
poi penso a Saffo e mi chiedo
perché sto a casa sabato notte
se potrei ballare con delle ragazze
e fare l’amore
voglio cosce e carezze
e vedere pelle liscia
scivolare su pelle liscia
come musica per la spina dorsale
e caccio via il pulsare
l’invito e il richiamo
osservo
strappo
sabato 16 febbraio 2008
in treno
c’era vita nella cittá oggi
vivo
ti ho spiegato quello che hai chiesto e poi abbiamo detto
che la realtá infine é lo stesso
non conta affatto
muri bianchi e forme semplici
piacere
ho taciuto di qualcosa di importante
un’ora e sono a casa
rido, ridete
amo, amatemi
lascia i bambini giocare
con le manine
che ti accarezzino le rughe
il treno va nel buio
e sembra assurda
nel mezzo della pianura
la fermata Pilis
non so dove sono
all’alba sono uscita di casa
le cornacchie sugli alberi hanno scoperto il cielo
e sotto di loro passavo per il biglietto
sul bordo
e sul muro scuro
disegnano una striscia d’oro
un gatto mi osserva
che gli venga un nodo alla gola! da un topo da una spina
dal cibo secco o da qualsiasi cosa
se ognuno ha problemi di stomaco
anche il mio fa male stasera
la camomilla é in acqua calda
la notte sogno un film
o ho paura
come se cercassi di rimanere in equilibrio con dei libri sulle spalle
tutti pieni di parole
te le volevo recitare
forse non importano
si posano
sul mio ventre sul mio fianco come il grasso
spazi probelmatici
sto seduta accanto a te in segreto mentre tu dormi al buio
apro i libri li sfoglio uno dopo l’altro
ti leggo i miei appunti con la punta del dito sul bordo
pallini colorati
ti faccio ridere
voglio bere coca cola
tutti comprano l’abbonamento nello stesso giorno
in fila dietro dell’uomo c’è una ragazza con cui si sono visti tempo fa
gli piace
venerdì 15 febbraio 2008
tra i denti
sento nei muscoli ogni movimento
dei minuti
i denti e le ruote
mandano il tempo uniformemente nella carbonaia
dell’incoscio.
anche questo momento é divisibile
e i confini
sono frustate tra le uova
ho paura e non posso chiederti
di abbracciarmi
giovedì 7 febbraio 2008
per tabula rasa
pulisco e mi decoloro di nuovo i cappelli
voglio pulizia e vedere chiaro
tabula rasa
utopia
i topi hanno masticato i gusci di noce
si sono mangiati dentro il nostro cervello
puzza
non esco
ho idrofobia e non metto la gonna da settimane
impallidisco
ho ballato e nessuno mi ha visto mi sono fatta male alla schiena
mi sono bagnata nella pioggia e non ho sentito quasi nulla dal capuccio
anche gli eschimesi saranno cosí chiusi
nella loro testa
mi basto
non ti voglio piú
il mio corpo resiste sul fuoco lento
sono diventata una crisalide
non toccarmi
mi preparo
lunedì 4 febbraio 2008
immagina
quando l’acqua si é riscaldata
siamo entrate sotto la doccia e
il calore corre sui nostri capelli per il nostro collo
e ci mescoliamo
ci unisce l’acqua
e il vapore ci copre con pudore
lei mi ferma
beviamo il vino e ci addormentiamo tenendoci le mani
(sept 19)
di nuovo
lo immagino cosí per non vedere tutto grigio quando sono gia cadute le foglie
mi piace la nebbia e il vento
e bagnarmi un po’
le foglie coprono il cielo nella pozza
rastrello solo quello che penso
perché tutto mi porta
nella stessa direzione
voglio che passi le tue dita tra i miei ciuffi
fino alla nuca
come se ci fossero aghi nelle punte delle dita
lasciami toccare il tuo fianco
fa male, se non posso
non rifiutarmi ti prego
leccami l’incavo delle ginocchia voglio sentire la tua bocca lí
e sulla schiena la tua mano sopra il mio sedere
e voglio sentire i tuoi denti giù per il ventre
lí dove pulso
e sempre di più non so se aprire o chiudere le cosce
sono da sola
(okt 23)
a una donna
oggi mi é caduto il silenzio e la notte sulle spalle
sono solo una fica che pulsa dal desiderio
e sogno di vivere
oggi vorrei solo sesso
sesso tenero di mille baci
niente ti-prendo-da-dietro-e-poi-dormo
ma carezze come quelle dei gatti
leccate
nei dettagli
voglio sensualità
come leccare lentamente il fianco una donna
dall’ascella alla coscia
non voglio niente di essenziale
mi arrabbio
accavallo le gambe
e non accetto che ci siano i miei liquidi
toccarla adesso sarebbe una ridicola vendetta.
Evviva l’orgoglio e la frustrazione
(júl 10)
azzuro viola verde
ho camminato sul fango gelato e le bottiglie si urtano nella mia borsa
era bello rincasare nel caldo
ho messo la crema sulla mano e improvvisi esplosioni e luci
questo é il fuoco artificiale – come l’anno scorso dalla finestra della cucina
anche ora ma questa volta non facciamo l’amore
e non mettiamo le carte una dopo l’altra
i fiocchi reti di cristallo pesano sul mio petto
mi chiudono in loro e io chiudo gli occhi
poi sogno che su ogni millimetro quadrato della mia pelle
mi penetri il tuo profumo
sai arrossisco a raccontarti quel sogno
perché come una ragazza
che non sa ancora precisamente cosa come e dove
cosí improbabilmente ci siamo amati
e tutto come una foto dei corpi
che si tendono uno verso l’altro e nel frattmepo in giro dentro dentro
per i percorsi dei nervi da su in alto le stelle dei fuochi artificiali brillavano in fila
il piacere era azzurro viola verde e rosa
della tua spallina
i tronchi erano coperti di lampadine
abbiamo inzuppato il bigné in caramello e bevuto vino cotto
al mercato dell’avvento
era rosso e denso – mi sono tagliate la dita con i cocci
nel mio sangue non ci sono ancora chiudi di garofano
ti ho dato le mie lettere
sguadri caldi come il corpo
il freddo é scappato sotto la mia gonna e mi ha fatto il solletico
abbiamo camminato in cittá velocissime
abbiamo sudato nel gelo
avevo la pupilla dilatata e ti ho cercata nel suo nero
lí si é addensato tutta la materia e poi tutto ció che ho ingoiato
vivono nella mia testa
ho raccontato l'inizio del mio amore
bastava il tempo di una sigaretta
e altre due per la mia vita
hai indossato quella sottoveste – un leggero niente
che non copre niente
e quanto eri bella - la tua pelle il pizzo viola e dorato e la spallina
renderai qualcuno felicissimo pensavo
per me é una sciarpa dismessa
perché quanto é difficile salire su per le scale a chiocciola
cara, ti invecchi fino che arrivi lí in alto
non stancarti
guarda le mie rughe
mercoledì 30 gennaio 2008
mia tazzina
ho bevuto un bacio lungo
in una tazzina bianca
hanno riscaldato il liquore giallo con la panna sopra
toccare le rughe sulla ceramica fuori
é il calore che si dilata e accarezza le labbra
il sapore dolce si diffonde
e pallini minuti rotolano per le vene
dappertutto
ti voglio cosí
con lussuria e gola
riempimi
ninna nanna
eravamo sdraiati li due tronchi in piazza
non guardarmi e non toccarmi
scivolo tra le tue mani
alla fine va bene sia
c’é quando si deve
ho succhiato anche la tua vita
ho ingoiato tuo cazzo con occhi chiusi
saliva dolce su di te dappertutto
dormi dormi dopo
dormi dormi dopo
lo prolungo e gioco tra i respiri
dolci pensieri ma io esisto ora solo attorno a te
ti odio
é perfetto come lo faccio lo sai e lo so
giocano mie mani mia bocca e mia lingua lungo il tuo cazzo
ti stringe la gola
dormi dormi dopo
dormi dormi dopo
non guardarmi non toccarmi
dormi solo
dieci minuti venti minuti l’eternitá
lo prolungo e ti prolungo
esplodi in gola e non sento il tuo sapore
godi e crolli
tu dormi
io respiro
sabato 26 gennaio 2008
pelle di pecora
Che sa la pecora del lupo che si é nascosto sotto la sua pelle?
Che sa la pelle di pecora del lupo?
Che sa la pecora dell’altra pecora nella sua pelle?
Che sa la pecora del lupo?
Che sa la pecora!!
Che sa la pecora della sua pelle?
Che sa la pecora del lupo nel pelo di pecora?
Che sa la pecora sul lupo sotto la sua pelle?
Che sa la pecora dell’omozigota?
Sa il lupo che é una pecora?
lupus in fabula lupus in pecora
lupus in cavallo di legno
Sa qualcosa il lupo?
Vede il lupo?
homo homini lupus
la pecora mangia erba
venerdì 25 gennaio 2008
per il palloncino
non pensate a nulla di che - niente primo maggio
ha ballato blu sotto il nero del cielo
poi tra i cespugli
mia miseria ha strofinato il mio corpo al sangue
mi sono quasi messa a piangere
due suicedgirl facevano un groviglio su un sito
vestite in tatuaggi
gridavano
gatte tra i cuscini
ho bevuto troppo caffé
non voglio mescolare le sensazioni belle
con le ansie quotidiane
i rami stridono in vento
le foglie stanno per nascere
ancora sognano
da bere
Per Te
La nebbia é salita e i lampioni fanno un contrasto acuto
Piccoli stuzzicadenti al buio
Il freddo morde come vorrei
Che i tuoi dent ilascino una traccia sulla mia coscia
Non tingo le unghie ma la bocca
con rosso
dovrei fare questo e quello
ma io solo cammino chissá dove
ti porto in testa tu sei in me
mie labbra nei tuoi occhi sono una promessa
e immagino tanti quadri uno segua l’altro
tu in me
mentre faccio la fila per pagare una bottiglia di vino rosso
come se comprassi o vendessero il mio sangue
non lo misuro lo prendo
solo per versarlo nel resto e se vuoi
te ne dó anche
prendilo
bevimi
domenica 20 gennaio 2008
giglio
il vento mi accarezza
i lillá non si aprono ancora
ci sgridiamo dai due lati del muro
e io mi trovo lí nel cappotto
in un ballo surreale
luci e pupille allargate
succhiano il calvo
all'angolo dopo le due
sono un giglio
mi posso divertire
vi potete divertire con me
quello che mi ci ha portato guarda da fuori
scivola ogni tanto in una scollatura
quella donna ha le natiche fuori come le tette
la cara é scopabile da dietro e davanti
andremmo se ci fosse qualcosa di piú
ma non c'é
mercoledì 16 gennaio 2008
sorriso
il capotto mi separa dall'inverno
linea di confine
i miei stivali scivolano per strada
e con cautela
sassi nello stomaco
non digerisco
groppo in gola
non ingoio
mai qualcosa piu
cornacchie grasse scorazzano davanti al palazzo
spiano il portinaio
si deve riposare se é tempo
i sassi e il groppo sciolgono da sé
le cicatrici si scoloriscono
le ossa si saldano
le smagliature sono vie d'argento
va bene cosí
la marchesa in cappello manda
un corriere
e un messaggio loquace
al conte ferito
e lui sorride
perché sentono .... molto molto molto molto
il confine
tra l'illusione della realtá e tra la realtá dell'illusione
- dondolano
mi sdraio e divento pesante
ti sdrai e diventi pesante
ci riposiamo
mercoledì 9 gennaio 2008
tazza
nascondo le mie labbra con il mio bicchiere
ti aspetto da tanto – ti aspetto a casa
é caduta la tazza
il latte é versato per terra
come mi sciolgo in te
tra i due lati il ferro é una filastrocca
é caduta la tazza
il latte é versato per terra
la tazza per terra…
il cielo é una cupola scura stasera
sai mi gira la testa
e scappo sotto gli alberi
una rete nera e amorfa tra me e l’infinito
sono grata
per pioggia
oggi ho scritto come non facevo da tempo
guarisco con luce infrarossa
il freddo é corso per il mio corpo
é venuto e andato
mi portano via e mi si riformano gli occhi
che cadono
guardano e scompaiono di nuovo nella sabbia
sapere della periodicitá e della continuitá
ci rende piu felici o solo piu saggi?
la neve sulla mia pelle come se mi torturassero con molette
basta d’inverno
siamo scivolate sulla pancia dopo il pranzo
con la slitta
voglio sole e bucaneve
pioggia e vento di primavera
voglio piangere
voglio che le mie lacrime si sciolgano
pregate con me