come in un cucchiaio che rispecchia il volto
le parole sussurrate mutano
il vecchio gobbo osserva l’infinito attraverso un buco
e ignora cosa é rimasto nella sua stanza
l’immagine del sogno morde un posto per sé nella realtá
e il peso strappa il sacco
la donna lo conserverebbe ma il contenitore é piatto
e come dall’ erba le gocce dell’alba
gocciola giù – lo guardo incantata
la mia disabilitá
le mani del tempo indifferente
i battiti dell’orologio
la parte esteriore del cucchiaio
il riflesso delle parole sussurrate
e il loro mutamento sordo
sono gettati sul cielo
sul blu
con i pesci inesistenti
con i pesci che non possono esistere
col loro gioco e con i loro rumori
chiedo se sia rimasto qualcosa da salvare
di quel liquido
della tinta azzurra
allora subito
prendilo
e nel creare
- nel tuo creare - conservalo
Per me e per le mie passioni vanitose, ti prego!
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