giovedì 24 aprile 2008

la stella vespertina

Per Voi

sopra le margherite e sotto le stelle

stavo al buio e il vento della primavera

é sempre leggero come d’estate

mi ha trovato ragazza e se non ho paura

mi prende dal cappotto e dai capelli

mi solleva, tu mi tocchi la spalla e chiedi

di scegliere una stella e io punto veloce

alla piu bella, guarda la stella vespertina

che é Afrodite stessa e Ofelia coi capelli confusi

come tra i ciuffi la guardava la bellezza immortale

pazzia e buio, come si buttava nell’acqua

la passione cava dal corpo il cuore

per scorrere poi nel sangue e nello stomaco

come il miele che con la tua voce, calore dolce

gocciola per la terra. io rettile salamandra

non esisto oppure sono al sole, gli occhi e il sangue

sono a volte fredda o bollente. perché lo vuoi subito...

sai cosa vuoi? tutto!

lunedì 21 aprile 2008

matrimonio

mi sono solo seduta lí

sulla terazza della pasticceria

a prendere un po' di sole

aria

e vapore di caffé


il portone della chiesa è aperto

dentro, al buio, una coppia traffica con gli anelli d’oro

abito bianco,

lo sposo color sabbia

fianchi dorati per il prete

espresso amaro


gabi ha pianto per la sua macchina

l’ha venduta

andiamo in banca

e al parco

dopo un sospiro si parla di questo e quello

perché a tutto e a tutti

danno un nome

o oppure glielo cambiano

a volte non so davvero chi sono io

o chi potrei essere

il sole sta per tramontare e giocano

le bolle che salgono nella birra

felicitá con le lacrime


gli invitati marciano verso il pranzo

il sassofonista rosso chiude gli occhi

mercoledì 16 aprile 2008

in viaggio

abbiamo dormito tra muri freddi

e tu non c’eri

ti cerco se é possibile

e tu lo aspetti

come la matita del compasso che corre attorno l’ago

irraggiungibilitá necessaria

quell’arco nero protegge dall’insicurezza deprimente dell’infinito

reciprocitá piacere

lasci segni sul mio cellulare

anche io sul tuo

seduta dietro nel pullman guardo il niente

e osservo il mio corpo

si deve anche bere e andare al bagno

immagino la musica

con il ritmo della moto

con il ritmo del mio grembo

che lo segue


ho tagliato la pelle

oppure sei stato tu

escono gocce scure

asciugale

bada a me

curami


ho chiesto troppo e non dovevo

le erbe accanto alla strada sono cresciute fino alle ginocchia

ti immagino lí

accanto a me mentre mi stiro


i tuoi pensieri

li porto con me in tasca

dappertutto

e sorrido se ho un minuto libero

e prendo il caffé con te

senape e nero

ogni volta che guardo i colori

scelgo sempre sempre quel giallo senape

calore di terra al sole

che si scioglie dopo il gelo

prendo il mio quaderno

e ci scrivo questo e quello

leggibile


in quella casa piccola

di stanze in fila

eravamo ancora felici

bevevamo caffé economico


i tuoi occhi sono belli

i miei occhi son stanchi

il tuo volto é bello

il mio volto ha le rughe

le tue mani sono belle

le mie mani sono secche


balsamo nero del vinile

mi sciolgo

margherita

i bambini camminano ormai

sotto i platani nel parco

giro

e penso come

sono scivolata dalle tue mani

erano umide

e a quello che puó restare per te

io ad una certa distanza

e alcune gocce di me


mi ami

non mi ami

mi ami

non mi ami

mi ami

non mi ami

mi ami


ho scomposto una margherita

e non volevo credere ai miei occhi

quanto é brutta cosí denudata

i petali sono ormai marroni

sulla tavola


vuoi un bacio?

martedì 15 aprile 2008

in occhi d'argento

mercurio invece dell’umore vitreo

per rispecchiare tuo viso

perché si lava si rattoppa si cuce

si nasconde e si copia il viso

forse per te sono solo l’amalgama

e vuoto come un vaso

che ha per ora una vernice rossa

ti vedo sfogliare i tuoi ricordi

sapessi quanto mi diverti

quando mi guardi cosí negli occhi

e io ridendo guardo te

ed è invano essere quella che sono; per te sempre mare negli occhi

perché credi di guardare quello

la donna sí l’uomo mai si sbaglia

ma trasogna il niente

e io ti guardo

ti commisero ti guardo.

lunedì 7 aprile 2008

dall'avvocato

rigiditá dei paralelli nella sala d’attesa dell’avvocato

la tavola ovale e la sedia con disegno d’oro

prepara l’ereditá compra-vendite e divorzio

affondante

i granelli di polvere scappano in punta di piedi

accanto al muro nell’angolo

il tramonto mi fa venire i brividi

nella sala d’attesa la fredezza é fervore sacro

aquasantiera vaporizzatore

uno matura e non ha paura

fa e pensa

il mio tacco fa scoppiare bolle di sogni falliti

una dopo l’altra

lavo la strada per cui passo

lascio pulizia

come le lumache il muco luminoso

chiarisco tutto

cenerentola

il letto era vuoto ero seduta alla tavola in cucina

un bicchiere di vino e luce di candela

per la rete del tempo cadono gli eventi casualmente

li sollevo da terra

cenerentola ha raccolto cosí le lenticchie, aiutata dagli ucelli

a destra il cibo a sinistra il resto

io voglio tutto

le lacrime in pasticceria e i fiori di ciliegio

star seduti davanti alla vetrina

il bambino capriccioso che batte i piedi

i complimenti e le parolacce

li categorizzo

e poi le cose da fare

accendere il fuoco, asciugare le lacrime della bambina

scrivere una lista delle cose da scrivere

e una per la spesa

fare le sopracciglia

cambiarsi andare guardare acquistare

parlare

fare condoglianze

scrivere sms

calpestiamo i petali di rosa nel tappeto in anticamera

metto le scarpe una accanto l’altra

in quattro calici

la luna piena disegna rami sul muro

i petali squillano con le membrane di gelo

messa luminosa di notte

il silenzio sta fermo sulla terazza

appoggiandosi alla colonna

del tetto di fronte

si guarda nel vetro della finestra

sento che in questo freddo splendore é permesso tutto

i ladri si nascondono accanto al fuoco per scaldarsi

le mie insicurezze balbettate si consolidano nei cristalli

so tutto

divido in quattro calici

come Ippocrate: haima cholé melancholé phlegma

divido fra voi

le parti del mio corpo

poi aspetto