Le mie ciglia sono ami, uncini di attacapanni
e vorrei infilare dei pesci su ogni singola ciglia,
forse tirerebbero giu’ le mie palpebre per il sonno,
ma questo non é il momento della bombola che sbatte gli occhi.
Non dormo stanotte
La tensione si incarna e passa per la casa,
si addensa nel bagno
e io la lascio scorrere giu’ per lo scolo
Una volta ho sognato che mio padre aveva pugnalato una vecchia
e io l’ho segata a pezzi piccoli e l’ho fatta scorrere giu’ dalla vasca
Il sangue fece un gorgo
alla luce internittente del neon
Allora vivevamo ancora insieme,
adesso lui non c’é piu’ e non c’é il coltello
I miei demoni volano su’ e giu’ per la tromba delle scale
Voglio qualcosa che mi permetta di sentirmi forte
Voglio il coltello di mio padre, l’indifferenza di mia madre
Quando sto qui di notte e ho paura
Fuori fa freddo e umido
Dietro alla mia schiena si asciugano i panni neri,
ora cambiano essenza e lo spiffero che li solleva
soffia sul mio collo
Non mi dá fastidio se non ho piu’ cibo in casa
Prendo l’acetone per togliere lo smalto dalle unghie
Mentre la bustina di thé é immersa nell’acqua
e ascolto come il vicino con voce tenera telefona al suo amore
Lui sta sul letto e guarda nel buio
Mi aggrappo all’essere
martedì 2 ottobre 2007
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2 commenti:
sei la mia poetessa preferita, Piro.
Szia.
grazie
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