giovedì 25 ottobre 2007

della Luna

All’interno del bicchiere di vino si rispecchia la luna
E io non so se cresce o diminuisce
Perché si rispecchia molte volte all’interno della sfera di vetro
Perché é come una donna
In teoria sono anche io una donna che a volte cresce, a volte diminuisce
Il buio morde una fetta di me
Diminuisco con goccie rosse

Nel resto dello spazio scrivo a mano i miei miti,
non conta se il mondo cade a pezzi
non mi interessano le strutture
una vecchietta insegna ai corvi a cantare
un grillo spacca un filo d'erba con il polpaccio
falegname
il ragazzo drogato e l’uomo con le rughe sulla fronte si invidiano reciprocamente
i nostri destini sono simili, come a sorelle di luna
e tu cammini orgogliosamente in quella maglietta, guardi a sinistra
con i capelli legati e con la tua borsa sotto al braccio in cui porti la tua vita
mi vedo nel nero dei tuoi occhi.
Con l’indice uccido una zanzara – per proteggere il sogno di quelli che dormono
ridiamo
io sono in te e le tue risposte in me, non necessitano spiegazioni

mercoledì 17 ottobre 2007

Le tue linee e le mie direzioni

il tempo si estende sulla cittá come gelatina
una sua parte trema al sole,
ma che senso ha la tensione superficiale se lo guardo dall’esterno
e dentro gli orologi fanno tic-tac – tutto funziona

andare a fare la spesa e’ come cadere giu’ in un sistema di riferimento
giu’ dall’infinito valore y per un’iperbole
su x = 1 mi faccio male,
comunque non conta
magari non avessi mangiato e non ci fosse quel sapore di metallo

semplifico le linee e le forme
per cui i brividi corrono lungo una linea diretta lungo il mio corpo
cerco di abbandonarmi,
diventare pesante

in libreria ho tra le mani la raccolta delle poesie del Professore
dovrei stimarlo perché ha letto, scritto e adora il vino,
ma detesto le sue interpretazioni e trovo ridicole le sue poesie
poeta laureato il suo indice é sull’arteria dell’epoca e soffia l’altro indice
perché il bicchiere plastica del caffé automatico brucia
brucia, Professore! stia attento, scotta
Achtung Achtung!
poi studia il libretto rigorosamente – Eh.. signorina
lei sa fare meglio, eviti questa compania plebea che ha frequentato le mie lezioni
- Frau und nicht Fräulein, danke Herr Professor – facciamo gli spiritosi perché non ci capiamo

non posso fare nulla contro le labbra viola
il riscaldamento, cadavere campeggia
fa freddo di notte

di perla e di altro

il sonno copre i miei occhi con un velo di perle
non aspetto il dormire, ma il sognare

i mei desideri sono in un angolo
quello che scrivo lo vedo poco
mi hai cercato – volevo solo vedere le tue lettere se non posso sentire la tua voce
sei dolce e io indebolisco e non ho piu’ voglia
di tuffarmi in acqua,
perché fará freddo e mi dolgono le giunture
almeno per il combattere
ci vado

poi mi ritiro in una conchiglia
e lascio che mi difenda
la chiudo
quella fessura sottile mi basta
la chiudo

per te di me

lettere importanti. Penso a questo e quello.
dal nulla diventa il nulla.
voglio guadare in una fontana
le gocce enormi della pioggia autunnale dissolvono
le onde circolari

non perdo l’interesse,
sono solo diventata egoista.
lo so che lo sai e tu sai che lo so.
ci penso spesso quando tu esci fuori, vieni e vai
e io non sono con te.
peccato
quando mi dici qualcosa di incredibilmente bello
io lo ignoro e tu ti offendi,
ma non so come reagire…
sono stupita
dalle tue cortesie spontanee o volute

mi sono nascosta,
voglio bagnarmi di pioggia,
voglio lavare la polvere, il sudore
e il fumo dai capelli
e poi saltare nuda
in qualcosa di bianco come la seta
in un tessuto o in una crema,
in qualsiasi cosa
tu lo sai.

domenica 14 ottobre 2007

Cassetti

sono andata via a passi leggeri
i miei cassetti sono pieni
ci ho messo tutto: fili e foglietti
anche cio’ che non mi serve piu’ – ma chi lo sa?
un numero di telefono – di chi sara’? e la terza cifra é un 5 o un 6?
me ne sono andata
poi farai ordine anche tu
quello che non aveva posto da te lo hai messo
attentamente sotto i miei appunti per non farmi sospettare
naturalmente non avrai piu’ posto perché le mie cose sono gia’ nel tuo cassetto
sorrido quando realizzo la cosa

cosí sono presente nella tua testa
e tu nella mia
come nei quadri di Dali’ che proiettano uno nell’altro
e soddisfo un tuo sogno

giovedì 11 ottobre 2007

camera obscura

il vento asciuga le foglie fino a che son croccanti
rosse marroni
sicuramente esisto per qualcuno come energia pura
divento dea
non importa come si secca la mia pelle e le piccole rughe
come un tronco d’albero – oppure non c’è niente lì, mi illudo solo
voglio essere un albero – luogo comune
essere foglia, essere vento
non un essere mediocre, ma qualcosa di unico
essere pozzanghera

poi ho pensato ai sogni
disordinano e riordinano i frantumi della realtá
prismi nella camera oscura
quanti colori
penso ai film in bianco e nero
scene -
una donna giovane e una vecchia stanno sedute sul letto, il vento succhia fuori la tenda dalla finestra
una donna fuma su un binario stringendo un biglietto di andata e ritorno
niente é tanto fatale quanto il parere

sei andata al lavoro

scatti nervosi della lancetta grande dell’ orologio, gira
cerco di stringere ogni numero
é superfluo, vero, cara?
aspetto la nebbia, cosí sparisco parzialmente anch’io
si vedranno solo i miei capelli
e le mie calze rosse, se metto la gonna
avevi ragione ho bisogno del fuoco
i sassi sono freddi
e le gocce sono vuote

ti penso spesso, ho sognato di te
hai viaggiato in autobus e hai guardato il sole all’alba
io ho guardato te
c’era condensa sul finestrino
le gocce sono scivolate giu’
i raggi hanno giocato con le strisce dell’acqua sui tuoi occhi, sui tuoi capelli,
eri bella

martedì 2 ottobre 2007

voglio il coltello

Le mie ciglia sono ami, uncini di attacapanni
e vorrei infilare dei pesci su ogni singola ciglia,
forse tirerebbero giu’ le mie palpebre per il sonno,
ma questo non é il momento della bombola che sbatte gli occhi.
Non dormo stanotte

La tensione si incarna e passa per la casa,
si addensa nel bagno
e io la lascio scorrere giu’ per lo scolo
Una volta ho sognato che mio padre aveva pugnalato una vecchia
e io l’ho segata a pezzi piccoli e l’ho fatta scorrere giu’ dalla vasca
Il sangue fece un gorgo
alla luce internittente del neon
Allora vivevamo ancora insieme,
adesso lui non c’é piu’ e non c’é il coltello

I miei demoni volano su’ e giu’ per la tromba delle scale
Voglio qualcosa che mi permetta di sentirmi forte
Voglio il coltello di mio padre, l’indifferenza di mia madre
Quando sto qui di notte e ho paura

Fuori fa freddo e umido
Dietro alla mia schiena si asciugano i panni neri,
ora cambiano essenza e lo spiffero che li solleva
soffia sul mio collo

Non mi dá fastidio se non ho piu’ cibo in casa
Prendo l’acetone per togliere lo smalto dalle unghie
Mentre la bustina di thé é immersa nell’acqua
e ascolto come il vicino con voce tenera telefona al suo amore
Lui sta sul letto e guarda nel buio
Mi aggrappo all’essere