sabato 31 maggio 2008

insomnia

i minuti passano lenti coi semi di ciliegia

tracce evaporanti sulle piastrelle calde

i segni della mano d’estate si vedono in giardino

perché la lavanda fiorisce

con la rugiada ridiamo ancora

ma quando i colori della sera colano sul prato

e il tramonto sulla mia fronte

qualcosa si siede e si addormenta

e il sogno grigio,

gatto pigro sulle tegole calde,

si posa lungo il mio corpo

mi rigiro sul letto

domenica 25 maggio 2008

in casa

ho dato aria alle lenzuola e ai miei incubi

li ho messi al sole

petali blu del cielo mi hanno coperto stanotte

ninna nanna sonnifero

e pelle d’oca

ho peccato con il cioccolato

perché é lussuria lasciarlo sciogliere e gocciolare cosí

lungo le labbra

sono diventata monotematica

ma me lo permetto perché non sento

non ho le orecchie parlami pure

e io parlo accanto a te

sto in equilibrio sulle pillole tra svenire e restare sveglia

il mio volto in un acquario

una pinna sopra le palpebre

sulla tavola una mela mezza mangiata e yoghurt

aspetta

casa

lunedì 19 maggio 2008

per Nora

i virus sono clave

volgono nostri corpi fragili in carta impermeabile

il dimenarsi impotente

dura ormai da una settimana

levitiamo in acqua

non sento più, le mie orecchie sono chiuse

i miei occhi sono rossi

e osservo solo il respirare

non succede altro

tosse e lacrime

mi chiedi di spegnere la luce

dormi cara

la mamma ti osserva e pensa

come mangeremo

cocomero fragola

uva se ti alzi

e cacciamo via il gatto

e guardiamo come cadono i petali dei tulipani

sotto il pesco

non sputare la medicina

guarda, anche la mamma la prende

contiamo le brecce nella barriera

sei una regina

sei una farfalla

sei un capitano

sei una bambola

sei un gatto

sei una principessa

e quella sera piena di coccole e birichinate

quando non ti fará piu male l’orecchio

mangeremo gelato dal naso al gomito

lunedì 5 maggio 2008

{le} ore

come in un cucchiaio che rispecchia il volto

le parole sussurrate mutano

il vecchio gobbo osserva l’infinito attraverso un buco

e ignora cosa é rimasto nella sua stanza

l’immagine del sogno morde un posto per sé nella realtá

e il peso strappa il sacco

la donna lo conserverebbe ma il contenitore é piatto

e come dall’ erba le gocce dell’alba

gocciola giù – lo guardo incantata

la mia disabilitá

le mani del tempo indifferente

i battiti dell’orologio

la parte esteriore del cucchiaio

il riflesso delle parole sussurrate

e il loro mutamento sordo

sono gettati sul cielo

sul blu

con i pesci inesistenti

con i pesci che non possono esistere

col loro gioco e con i loro rumori

chiedo se sia rimasto qualcosa da salvare

di quel liquido

della tinta azzurra

allora subito

prendilo

e nel creare

- nel tuo creare - conservalo

Per me e per le mie passioni vanitose, ti prego!